Il rialzo del petrolio del petrolio è la tematica principale dei mercati in questo frangente storico. Dopo il rally della scorsa settimana, le quotazioni petrolifere sembrano aver imboccato la strade del ritracciamento ma guai a pensare che i prezzi del greggio siano sotto controllo. In realtà il quadro che ha portato al rialzo delle quotazioni è immutato e quindi la prospettiva che vede il greggio a 100 dollari al barile entro un lasso di tempo non lungo resta immutata.
In altri articoli ci siamo occupati delle previsioni petrolio 2023 tendendo conto del mutato quadro generale. Adesso vogliamo affrontare un aspetto che, dal nostro punto di vista, potrebbe essere a monte di tutto: chi è che controlla il rally del prezzo del petrolio? Solo uno sciocco, infatti, potrebbe pensare che sia tutto causale. In realtà quello che sta avvenendo è il risultato di pressioni ben precise sulle quali ora andremo ad interrogarci.
Cosa sta succedendo al prezzo del petrolio?
Tanto per iniziare vediamo cosa sta accadendo alla quotazione del greggio. Poi parliamo delle responsabilità.
Tanto per iniziare, come pochi analisti hanno avuto il coraggio di ammettere, il prezzo del petrolio non sarà arrivato alla tripla cifra se espresso in dollari ma in altre valute ha già superato le tre cifre. Tutto questo in un contesto generale in cui la FED, almeno per adesso, sembra essere improntate alla prudenza avendo rinunciato ad altri aumenti dei tassi. La palla non è però in mano alle politiche monetarie ma all’economia reale. La tendenza verso l’alto dei prezzi del petrolio, infatti, potrebbe riaccendere di nuovo la corsa dell’inflazione.
In questa situazione ognuno fa il suo gioco. Le azioni di Russia e Arabia Saudita a inizio settembre hanno contribuito a rafforzare la tendenza rialzista. Mosca e Riad hanno deciso di allungare i tagli alla produzione di petrolio, decisione che ha innescato un aumento dei prezzi del greggio fungendo da catalizzatore. I prezzi infatti sono saliti ma questo non ha fatto altro che aggiungere ulteriore incertezza sul mercato petrolifero globale.
Chi spinge al rialzo i prezzi del petrolio
La Russia non si è però limitata a tagliare la produzione di greggio. Mosca ha infatti iniziato a vendere una quantità significativa del proprio petrolio a nuovi acquirenti (Cina e India sono state le nuove destinazioni principali del greggio russo). E’ innegabile che perseguendo tale strategia la Russia abbia rafforzato i suoi legami economici della Russia con altri paesi emergenti ma al tempo stesso ha anche creato una nuova dinamica sul mercato petrolifero. Lo stop a gran parte delle esportazioni di benzina e diesel deciso da Mosca, ha infatti reso molto complessa la situazione dei mercati internazionali. Da un lato, infatti, la domanda di prodotti petroliferi raffinati è rimasta elevata, ma dall’altro l’offerta è stata notevolmente limitata.
Le politiche seguite da Russia e Arabia Saudita, sono tra le maggiori responsabili del rialzo del prezzo del petrolio ma guai ad addossare tutta la responsabilità solo a Riad e a Mosca (anche perchè se è vero che tra le due capitali ci sono convergenze, è altrettanto vero che ci sono anche elementi di disaccordo che, prima o poi, potrebbero esplodere).
In realtà la situazione attuale è più che altro il risultato di una serie di fattori convergenti. Il conflitto tra i vari players, la crescita del settore rinnovabili, i problemi ambientali sono gli altri elementi alla base della fase di forte instabilità che caratterizza il mercato petrolifero globale.
Gli investitori dovranno tenere d’occhio da vicino questi sviluppi, poiché avranno un impatto significativo sui prezzi del petrolio e sull’intera economia globale.
Come sfruttare la forte incertezza che caratterizza il prezzo del petrolio?
Chi è pratico di investimenti sa perfettamente quanto importante sia la volatilità. E’ nelle fasi che sono caratterizzate da maggiori oscillazioni di prezzo che si creano le migliori occasioni per operare. Premesso questo, ci sono varie strade per investire sul prezzo del petrolio:
- Contratti futures: è uno dei modi più diretti per investire nel prezzo del petrolio. I futures permettono di speculare sulle quotazioni future del greggio ma si tratta di un veicolo ad alto rischio per questo sono consigliati solo a chi ha una certa praticità e determinate conoscenze.
- Contratti per differenza (CFD): si tratta di strumenti finanziari complessi che permettono di speculare sul movimento dei prezzi del petrolio senza dover acquistare fisicamente l’attivo. Il vantaggio dei CFD è dato dalla possibilità di operare sia al rialzo che al ribasso sfruttando così fino in fondo la potenza del trading online. I CFD sono prodotti a leva e quindi la portata dell’investimento è maggiore a fronte, però, di un rischio più alto
- ETF legati al Petrolio: gli Exchange Traded Fund (ETF) legati al petrolio consentono di investire indirettamente nel petrolio. Questi fondi a gestione passiva acquistano contratti futures sul petrolio o azioni di società del settore petrolifero.
- Azioni di società petrolifere: altro modo per investire indirettamente sul petrolio, parte dall’assunto che i prezzi delle azioni del colossi del settore (come ExxonMobil, Chevron e BP) siano molto condizionati dall’andamento del greggio.
Visto che tra le 4 modalità, quella più immediata è la seconda (CFD), segnaliamo proprio due broker CFD che sono tra i migliori tra quelli che operano in Italia. Si tratta di:
- eToro: broker autorizzato permette di speculare sul prezzo del petrolio al rialzo o al ribasso attraverso i CFD. Inoltre con eToro si può anche usare lo strumento del copy trading attraverso il quale si possono copiare le strategie dei traders più bravi sul greggio. Il deposito minimo richiesto (soli 50 dollari) rende inoltre l’investimento accessibile a tutti. Per finire è sempre possibile fare pratica con la demo gratuita prima di passare ad un investimento con soldi reali.
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- FinecoBank: Fineco permette di fare trading sul petrolio con i CFD e al tempo stesso mette anche a disposizione uno strumento ancora più esclusivo: i super CFD. Due i tipi di conto disponibili: uno, quello standard, che comprende anche i servizi bancari e l’altro unicamente destinato al trading. Quest’ultimo, lanciato da poco, non ha costi fissi e neppure canone annuo. In entrambi i casi chi ha residenza in Italia ha la tranquillità di poter usare Fineco come sostituto di imposta.
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