banconote dollari arrotolate, bandiera Usa e forbici
La riduzione del costo del denaro da parte della FED nelle previsioni degli analisti - BorsaInside

Il recente violento sell-off che si è abbattuto sui mercati azionari globali (epicentro la borsa di Wall Street) ha rilanciato il dibattito sull’urgenza di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. E’ opinione diffusa tra gli analisti che la banca centrale Usa stia correndo il serio rischio di entrare in azione con colpevole ritardo.

Le ultime trimestrali americane, infatti, hanno rivelato crescenti difficoltà da parte delle grandi aziende a proseguire sui trend di crescita tenuti fino a questo momento. L’economia americana stessa starebbe correndo il rischio di finire in recessione e questo per un unico motivo: il rinvio del taglio dei tassi FED. Proprio perchè c’è convergenza sulle responsabilità di quanto in corso, nessun analista ha dubbi sul fatto che il braccio operativo della Federal Reserve nella riunione di settembre procederà ad un primo ribasso dei tassi di riferimento.

Il taglio dei tassi FED a settembre è quindi scontato. Il vero dilemma riguarda l’entità dell’intervento. Fino a prima del crollo dei mercati azionari, c’era convergenza sul fatto che la riduzione sarebbe stata del minimo sindacale ossia di 25 punti base. A seguito del panic-selling delle borse e dell’allarme recessione, adesso c’è chi si spinge più in là affermando che la riduzione sarà almeno di 50 punti base. La FED sarà costretta dagli eventi ad intervenire in modo in modo deciso se non vuole ritrovarsi con l’economia Usa in recessione.

Tirando quindi le somme: c’è certezze sul fatto che il primo taglio dei tassi FED ci sarà a settembre mentre non è chiaro di quanto sarà questa riduzione del costo del denaro.

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Taglio tassi FED di settembre: a quanto ammonterà?

Dopo il forte ritracciamento delle borse mondiali (Wall Street è stato uno dei mercati più compiti con il Nasdaq che ha perso un bel pò dai massimi), molti analisti hanno pubblicato previsioni aggiornate sulle prossime decisioni di politica monetaria della Federal Reserve. Fondamentalmente possiamo dividere le opinioni in due grandi gruppi: chi ritiene che il taglio dei tassi sarà di soli 50 punti base e chi invece è aperto alla possibile riduzione del costo del denaro di 25 bp.

La banca d’affari Citi fa parte del primo gruppo: già nei giorni del grande sell-off della borsa americana, gli esperti ci erano andati giù pesante affermando che il FOMC sarebbe stato costretto a ridurre di 50 punti base il tasso di riferimento perchè un taglio di soli 25 punti base sarebbe stato debole.

Tuttavia molti analisti sono rimasti del parere opposto. In un sondaggio realizzato da Bloomberg, tantissimi esperti hanno ribadito la loro convinzione che alla fine non si andrà oltre una riduzione del costo del denaro di soli 25 punti base. Il motivo per cui questi economisti citati da Bloomberg hanno ribadito la loro fiducia in un approccio cauto e progressivo del FOMC è da ricercare in quella che viene definita come la sopravvalutazione dei timori di recessione in Usa. Per questi esperti, le preoccupazioni sul rischio recessione negli Stati Uniti di cui si è tornati a parlare tantissimo nelle ultime settimane, sarebbero del tutto sopravvalutati. Di conseguenza, affermano costoro, una riduzione di 25 punti base a settembre sarebbe sufficiente per dare un segnale ma senza forzare più di tanto la mano.

Tra gli analisti che restano prudenti c’è da ad esempio Mark Haefele, chief investment officer di UBS Global Wealth Management, che in un suo recente report ha detto chiaramente che i timori di recessione sono eccessivi. Dello stesso avviso anche Gero Jung, chief economist di Mirabaud Asset Management, secondo il quale i dati macro Usa sono perfettamente allineati con uno scenario di atterraggio debole e indicano una normalizzazione in atto e non l’avvisagli di un periodo di incertezza.

Proprio per questa ragione il taglio di 25 punti base nella riunione di settembre (la prima dopo la pausa estiva) dovrebbe essere più che sufficiente per calmare i mercati. La previsione di analisti come Jung o Haefele è che nel corso della conferenza stampa a commento delle decisioni di politica monetaria, da Powell possa arrivare poi il segnali di un ulteriore taglio del costo del denaro nella riunione di dicembre. Quindi, facendo due conti, ci sarebbero due tagli da qui a fine anno: il primo nella riunione FOMC di settembre (che andrebbe a placare il nervosismo che caratterizza i mercati) e il secondo a dicembre (come segnale di conferma dell’impegno di riduzione del costo del denaro. Nessuna maxi-sforbiciata sarebbe invece prevista a settembre.

Il fatto che non ci sia comunque convergenza su quale sarà l’ammontare del taglio dei tassi FED a settembre è una “buona notizia” per gli investitori perchè potrebbe comportare volatilità sulle asset class particolarmente esposte dalla politica monetaria a partire dal forex fino ad arrivare all’andamento di Wall Street.

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