Maggio ha smentito la sua fama di essere un mese negativo per la borsa di Wall Street. Contrariamente a quelle che erano le previsioni, infatti, si è chiuso con un rialzo del 4,8 per cento dell’S&P 500, l’indice che rappresenta le 500 maggiori società quotate nelle borse statunitensi. Una buona performance che di certo ha fatto piacere ai trader che avevano attivato posizioni al rialzo (long trading) sull’indice americano. La finanza però guarda sempre al futuro e di conseguenza la domanda che da oggi gli investitori si pongono non può che riguardare il nuovo mese.
Come si muoverà a giugno l’S&P 500? Ci sarà una prosecuzione del trend al rialzo oppure sono più probabili le prese di profitto? Per rispondere a questa domanda è necessario tenere conto dei potenziali catalizzattori del mese, del quadro tecnico e di quello che dice la storia.
Proprio dai precedenti storici inizia la nostra analisi. Prima di andare nel dettaglio, però, ricordiamo ai lettori che oramai fare trading sugli indici di borsa di tutto il mondo è diventato alla portata di tutti. Non è necessario comprare alcun asset fisico perchè con strumenti derivati come i CFD si può tranquillamente speculare al rialzo e al ribasso senza possesso del sottostante. Se poi si scelgono anche broker con condizioni molto competitive, come ad esempio FP Markets, è possibile anche farlo con spread molto bassi e esecuzione degli ordini rapidissima.
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S&P 500 previsioni giugno 2024: cosa dice la storia
Nel trading online fare riferimento allo storico è sempre utile anche se è necessario essere consapevoli che le prestazioni passate non sono mai garanzia di quelle future. Detto questo, dal 1950 l’S&P 500 ha registrato a giugno un rendimento medio dello 0,1 per cento. Si tratta di un dato bassino che però dice poco. In realtà nel 55 per cento delle volte i rendimenti mensili medi sono stati dello 0,7 per cento. Giugno 2024 non sarà però un “giugno” visto che quest’anno si terranno le elezioni americane. E allora introducendo queste variabili, la storia dice che negli anni in cui si è votato in Usa i rendimenti medi a giugno sono stati dell’1,3 per cento.
Questo è quello che dice la storia.
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Il quadro tecnico dell’S&P 500 per giugno 2024
Come si può vedere dal grafico in alto da inizio anno l’S&P 500 ha segnato una crescita dell’11 per cento. Il rialzo consolida il trend positivo che era già emerso un anno fa e così la progressione anno su anno sale adesso al 24 per cento.
Premesso questo, nell’ultima settimana di maggio sono però emerse delle indicazioni che stemperano l’eccesso di ottimismo a cui si sarebbe portati in modo naturale. L’S&P 500 ha raggiunto nuovi massimi rispetto a marzo e ha toccato anche il record numero 24 da inizio anno, tuttavia tutto continua ad essere dominato da una manciata di titoli ad alta capitalizzazione di mercato. I soliti colossi tech continuano a dettare il passo e tutto questo mentre cresce il numero di titoli di questo indice che non solo non cresce da tempo ma che addirittura ha aggiornato i suoi massimi.
Parlando di numeri, ben il 20 per cento dei titoli dell’S&P 500 proprio a maggio è sceso ai minimi degli ultimi tre mesi. Questo dato non è da trascurare anche perchè la stessa analisi tecnica sui titoli dell’indice suggerisce che sia in atto una tendenza al ribasso che coinvolge la maggior parte dei titoli del paniere. Insomma, come già avvenuto tante volte negli ultimi mesi, l’S&P 500 cresce solo grazie alla forza dei pochissimi titoli ad alta market cap. Fondamentalmente è come se fossero in atto due storie diverse che non si incontrano.
I catalizzatori di giugno: politica monetaria in primo piano
Dopo aver fatto un cenno all’analisi tecnica e al quadro storico, resta da analizzare solo la terza e ultima variabile: il quadro di analisi fondamentale.
Come noto l’obiettivo dell’analisi fondamentale è determinare il “valore intrinseco” di un’attività (nel nostro caso l’S&P 500). Se il prezzo di mercato è inferiore al valore intrinseco, l’attività è considerata sottovalutata e può rappresentare un’opportunità di acquisto. Al contrario, se il prezzo di mercato è superiore al valore intrinseco, l’attività è considerata sopravvalutata e potrebbe essere una buona opportunità di vendita. Il metodo di analisi fondamentale viene molto usato dagli investitori a lungo termine, come Warren Buffett, che cercano di acquistare attività di qualità a un prezzo ragionevole e tenerle per un periodo di tempo prolungato.
Premesso questo, il focus di analisi fondamentale su tutto il mese di giugno non potrà che essere rivolto ai tassi di interesse, all’inflazione Usa e ai rischi geopolitici. Questi tre catalizzatori potrebbero condizionare la prestazione dell’indice S&P 500.
Volendo pesare i tre catalyst, quello più importante è il primo ossia il ribasso del costo del denaro. Dopo che per mesi si è parlato di un primo ribasso a giugno, adesso non c’è un solo analista che scommette su questa eventualità. L’andamento dell’inflazione negli Stati Uniti, infatti, ha determinato un allungamento delle tempistiche. Attualmente lo scenario più probabile vede il primo taglio a settembre. Sono di questo avviso gli analisti di Barclays, BNPP, HSBC, Goldman Sachs, Wells Fargo, Nomura e UBS. Sull’entità del taglio di settembre, poi, gli analisti si dividono tra cui ritiene possibile una riduzione di 25 punti base e chi invece azzarda i 50 punti base. Che il quadro sul taglio dei tassi FED sia mutato lo si deduce anche dal fatto che c’è chi non è affatto convinto che la Federal Reserve possa passare all’azione nell’anno in corso e rinvia tutto al 2025.
Insomma ci sono non poche sfumature. Il punto è che se i tassi FED dovessero essere tagliati a settembre (come pensa la maggior parte delle banche d’affari), allora l’S&P 500 potrebbe registrare un certo dinamismo a giugno concretizzato la view rialzista che si profila.
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Come investire sull’S&P 500 con i CFD: i vantaggi di FP Markets
Come accennato in precedenza, grazie ai CFD è possibile investire su tutti gli indici di borsa compreso l’S&P 500.
I Contracts for Difference sull’S&P 500 sono strumenti finanziari derivati che consentono agli investitori di speculare sui movimenti di prezzo dell’indice senza possedere effettivamente i titoli sottostanti che compongono l’indice. Coi i CFD sull’S&P 500 è possibile prendere una posizione lunga (acquisto) se si ritiene che il prezzo dell’indice aumenterà, oppure una posizione corta (vendita) se si ritiene che il prezzo diminuirà.
I CFD permettono di utilizzare la leva finanziaria, il che significa che è possibile controllare una posizione più grande di quanto sarebbe possibile con il capitale disponibile. Ad esempio, con una leva di 1:10, un investitore può controllare una posizione di 10.000 dollari con soli 1.000 dollari di margine. Tale meccanismo amplifica sia guadagni che le potenziali perdite.
Tra i broker CFD con le condizioni più interessanti c’è FP Markets (qui la recensione). Consigliamo questo broker sia per la leva molto competitiva che per l’ampia scelta di piattaforme trading. Sono infatti disponibili sia la MT4 che la MT5 e la Iress. Tutto con notizie e grafici in costante aggiornamento.
L’esecuzione degli ordini è molto rapida e anche gli spread sono altamente competitivi. Inoltre è disponibile il conto demo per fare pratica senza rischi.
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