È passato oltre un anno dall’ultima volta che Sir Richard Branson, con la sua Virgin Galactic, ha celebrato il ricevimento di una “licenza di lancio commerciale completa” da parte della Federal Aviation Administration degli Stati Uniti. Da allora, però, le novità si sono fatte sentire con il contagocce… fino al 14 luglio 2022, giorno in cui la società ha annunciato un piano per la costruzione di una nuova fabbrica a Mesa, in Arizona, in grado di sfornare fino a sei nuove “navicelle spaziali di classe Delta di nuova generazione” all’anno per sostenere i sogni dell’azienda di volare nello spazio 400 volte all’anno. Secondo Virgin Galactic, la nuova fabbrica è già in costruzione e sarà pienamente operativa entro la fine del 2023. E dopo?

La domanda non è certo casuale: quando all’inizio di questo mese Virgin Galactic ha comunicato la sua trimestrale, uno dei dati di maggior rilievo non era il fatto che fosse in perdita, quanto che stesse rinviando ancora una volta il suo prossimo lancio, al secondo trimestre del 2023, e che le operazioni commerciali effettive potrebbero essere ancora più lontane.

Virgin ha effettuato aggiornamenti sia sul suo spazioplano VSS Unity che sulla nave madre VMS Eve in vista dell’inizio delle operazioni commerciali. Ma, come spiega l’amministratore delegato della società Michael Colglazier, il lavoro su Eve sta richiedendo molto più tempo del previsto. E considerato che Unity dipende da Eve per essere portato in quota prima di poter decollare nello spazio, qualsiasi ritardo di quest’ultimo impedisce al primo di riprendere il suo programma di voli di prova.

Insomma, la ripresa dei voli di prova di Unity potrebbe essere più lontana nel tempo di quanto suggerissero le aspettative. E poiché il servizio commerciale vero e proprio non può iniziare fino al completamento dei voli di prova, probabilmente gli investitori dovranno aspettare un altro anno prima che Virgin possa iniziare a far pagare i biglietti ai passeggeri e a generare livelli apprezzabili di entrate per l’azienda.

Certo, Virgin dispone di circa 1 miliardo di dollari in contanti e titoli negoziabili a breve termine per avere sufficiente liquidità per resistere, senza ulteriori iniezioni, fino a quel momento. Ma il flusso di cassa dovrebbe diminuire nel terzo trimestre del 2022, fino a non superare i 120 milioni di dollari. Ad ogni mdoo, supponendo che Virgin riesca a mantenere le tempistiche di cui sopra, la società dovrebbe avere abbastanza liquidità per rimanere solvibile per altri sei trimestri, abbastanza a lungo per iniziare a generare entrate dai voli di turismo spaziale per compensare alcuni dei suoi costi.

Anche al fine di ripararsi da ogni possibile sventura, la dirigenza ha anticipato l’intenzione di vendere altre azioni per un valore di 350 milioni di dollari, che dovrebbero coprire un altro paio di trimestri di costi di avviamento se Virgin ne avesse bisogno.

Insomma, Virgin ha effettivamente programmato piani per garantire che, anche se le operazioni commerciali non dovessero iniziare prima di due anni, avrà il denaro necessario per sopravvivere fino ad allora. Gli investitori dovrebbero però sperare che non ci voglia così tanto tempo, perché mentre Virgin si avvicina alle operazioni commerciali, la sua rivale spaziale Blue Origin sta facendo passi da gigante. Infatti, Blue Origin ha appena effettuato con successo il suo sesto volo spaziale con equipaggio il 4 agosto, lo stesso giorno in cui Virgin ha pubblicato la sua relazione finanziaria.

Blue Origin non ha ancora detto quanto sta facendo pagare ai passeggeri un biglietto a bordo del suo razzo spaziale, rendendo difficile dire se sta facendo prezzi eccessivi o inferiori a quelli del suo rivale. Ma ogni dollaro che Blue Origin fa pagare è un dollaro che Virgin Galactic non sarà mai in grado di raccogliere…

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