Nel corso dell’ultimo mese le azioni Tesla hanno registrato una progressione di oltre il 60 per cento. Il titolo scambia ora a 340 dollari contro i 242 dollari del 4 novembre 2024, giorno delle elezioni americane che hanno portato alla vittoria di Trump. Il rally di Tesla è un effetto dell’affermazione di Trump e dello stretto rapporto tra il neo-presidente Usa e Elon Musk.
Proprio dallo stesso Trump è di recente arrivato un segnale molto chiaro su quelle che potrebbe essere le sue intenzioni una volta entrato in carico. Stando ad alcune indiscrezioni di stampa, Trump punterebbe ad adottare una politica di incentivazione dell’auto a guida autonoma. Tesla è la società meglio posizionata in questo particolare segmento di mercato ed è quindi consequenziale che gli investitori si attendano nuovo slancio in avanti per il colosso dell’auto elettrica se questo provvedimento dovesse effettivamente passare.
In prospettiva si tratta di un’ottima notizia per gli chi ha già inserito azioni Tesla nel suo portafoglio ma anche per chi, non avendolo fatto nei giorni precedenti alla vittoria di Trump, quando le azioni di Musk erano sicuramente più a sconto, è alla ricerca del giusto catalizzatore per entrare sul titolo. Ricordiamo che la scelta degli strumenti operativi per investire in azioni Tesla dipende dalle finalità: se l’obiettivo è l’investimento di lungo termine allora è preferibile comprare azioni reali mentre se le intenzioni sono prettamente speculative sono da preferire i CFD sulle azioni Tesla.
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Quali possono essere gli effetti del piano Trump per l’auto a guida autonoma
Piano per la guida autonoma in pole position nell’agenda Trump, ma quali potrebbe essere le conseguenze di questo provvedimento?
Partiamo da quella che è l’attuale situazione dal punto di vista normativo. Le leggi in vigore sono molto stringenti con la guida autonoma che viene considerata molto rischiosa. Cosa potrebbe quindi fare Trump? Una prima mossa potrebbe essere l’allentamento delle norme in vigore. Una normativa meno stringente potrebbe significare un balzo in avanti per un mercato che, ad oggi, è di nicchia ed è nettamente minoritario. Tesla è presente nel settore con il suo robotaxi. Fino ad ora Musk si è limitato a tenere tutti sulle spine annunciando sempre grandi novità e prevedendo enormi successi che però sono sempre rimasti sulla carta (o poco più).
Il patron di Tesla, grande sponsor in campagna elettorale del Partito Repubblicano, è ora diventato numero uno dell’organo consultivo Dipartimento per l’efficienza del governo fortemente voluto da Trump per ridurre le inefficienze federali. Ciò lascia presumere anche il rapporto Trump-Musk possa continuare ad essere molto stretto perlomeno nella fase iniziale della presidenza.
In questo contesto le norme più permissive sull’auto a guida autonoma, consentirebbero a Musk di implementare quella che è una sua strategia oramai ben definita ma impossibile da concretizzare in un quadro normativo come quello attuale: puntare sull’auto a guida autonomia per ridurre la dipendenza di Tesla dall’oramai super-affollato mercato dell’auto elettrica.
La strategia, tra l’altro, è in linea con la visione innovativa di Musk che è quella di sviluppare, lanciare per poi puntare sul nuovo una volta che altri player sono arrivati sul mercato. E il segmento dell’auto elettrica è a dir poco affollato visto che oramai sono i cinesi a dettare le regole e a nulla è valso il tentativo di Tesla di tagliare i prezzi per resistere all’offensiva dei concorrenti. L’unico risultato concreto di questa strategia è stato quello di aver contratto il margine operativo di Tesla.
Quale è l’attuale situazione del mercato dell’auto a guida autonoma
L’attuale legge in vigore negli Usa sulla circolazione stradale non lascia spazio ad interpretazioni: le società che intendono immettere sul mercato veicoli diversi da quelli tradizionali, devono ottenere il via libera dalla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA). Non solo c’è poi un secondo limite che riguarda la produzione: anche nel momento in cui si ottiene l’ok da parte dell’autorità competente, comunque non sarebbe possibile distribuire oltre 2.500 vetture all’anno. Si tratta di un numero incredibilmente basso che renderebbe non efficiente l’avvio di una produzione su vasta scala. Insomma le norme attuali, pur non chiudendo ermeticamente la porta al concetto innovativo di guida senza conducente, di fatto lo condannano ad essere una tendenza di super-nicchia.
Questo quadro non può andar bene a Tesla che attualmente, proprio per rispettare la normativa in vigore, si limita a distribuire sulle proprie auto il Full Self-Driving (FSD) ossia un sistema di assistenza alla guida premium. Con l’FSD l’auto si può guidare da sola ma è sempre necessario che sia presente una persona pronta a frenare. Insomma l’FSD, allo stato attuale, non è sinonimo di guida autonoma.
Tra l’altro il colosso di Musk ha già una spina nel fianco nella sua corsa alla guida autonoma visto che nella corsa al robotaxi è stata superata da Waymo, una start-up acquisita da Google, le cui auto già sono presenti sulle strade americane come servizio taxi.
In questo contesto la sola carta a disposizione di Tesla è quella della generalizzazione della guida autonoma che cesserebbe di essere un mercato da super-privilegiati. Per generalizzare le vendite sarebbe necessario che quel limite distributivo di 2500 auto a guida autonoma all’anno previsto dal NHTSA venisse abrogato. Trump potrebbe fare questo “favore” a Musk nel nome dell’innovazione magari senza che la paventata cancellazione degli incentivi all’auto elettrica possa incrinare il rapporto tra i due grandi vincitori delle elezioni Usa. Sarà questo lo scambio per permetterà a Tesla di guardare oltre l’auto elettrica nel nome dell’innovazione e a Trump di seppellire definitivamente la filosofia dell’elettrico?
Staremo a vedere. Di certo è più che lecito attendersi tanta volatilità sulle azioni Tesla nelle prossime settimane almeno fino a quando non saranno chiari i primi provvedimenti di Trump. Più potenziale volatilità uguale maggiori occasioni di trading.
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