La scorsa settimana è stata una delle più difficili per la borsa Usa. L’indice S&P 500, a causa delle pessime prestazioni nelle ultime due sedute dell’ottava, ha rimediato un calo del 4,2 per cento. Guardando alla serie storiche, la settimana che si è chiusa venerdì 6 è stata la peggiore degli ultimi 18 mesi per l’indice S&P 500. La nuova ottava sembra invece essersi aperta con una luce diversa. Sia nella seduta di lunedì che in quella di martedì, il paniere ha chiuso con un leggero rialzo. Un verde che contribuisce a fare “motivazione” ma che non cancella la tensione in atto.
Ad ogni modo il recupero messo a segno dalla borsa Usa nelle ultime sedute ha riproposto un tema tipico di questi momenti: è il caso di comprare azioni in saldo oppure è meglio attendere? A causa della flessione rimediata nella prima settimana di settembre, infatti, le quotazioni di molti titoli americani sono ora più bassi e quindi i prezzi sono più abbordabili rispetto, ad esempio, a quelli di fine agosto. Intendiamoci: stiamo sempre parlando di un indice che è cresciuto tantissimo da inizio anno (+15 per cento il rally dell’S&P 500) e che presenta ottime performance anche su base annuale e biennale. Un paniere che, a sua volta, è composto da azioni che si sono apprezzate a dismisura negli stessi frame temporali. Il discorso acquisto di azioni Usa in saldo è da prendere con le pinze perchè è profondamente relativo.
Settembre riserva troppi fattori di incertezza all’azionariato Usa
Visto che nessuno ha la sfera di cristallo per poter “decifrare” ciò che potrebbe avvenire nelle prossime settimane e quindi per capire se è il momento di comprare azioni in saldo, la sola cosa che si può fare è dare uno sguardo sia ai famosi precedenti storici che a quello che prevede l’agenda macro del mese.
In merito al primo punto è necessario tenere sempre presente che settembre non è mai stato un mese benevolo per i mercati azionari globali, a partire da Wall Street. Vero è che le prestazioni passate non sono mai garanzia di quelle future, tuttavia questa indicazione non può comunque essere trascurata. Certo le prime sessioni della nuova ottava sono state caratterizzate da un recupero ma l’impressione è che il rialzo sia stato frutto di movimenti tecnici e non abbia reali basi solide.
Anche perchè (e qui andiamo a parlare del secondo motivo alla base della view prudenziale) sempre a settembre sono attese importanti decisioni macro. L’appuntamento clou sarà con il Fomc della FED. Sul tavolo c’è il primo ribasso dei tassi di riferimento della Federal Reserve. Le stime degli analisti sono concordi nell’affermare che ci sarà una riduzione del costo del denaro di 25 punti base mentre molto meno plausibile è l’ipotesi 50 punti base.
Qualcosa in più sulle intenzioni dei banchieri centrali Usa si potrebbe già sapere oggi visto che è il calendario la pubblicazione dell’indice CPI Usa (prezzi al consumo). Nel caso in cui il market mover dovesse segnare un ribasso, allora le probabilità di un taglio dei tassi FED più profondo di quanto ipotizzato aumenterebbero.
In tal caso non sarebbe da escludere che anche il mercato azionario possa tornare a salire in modo più convincente. In questo caso (e solo in questo) avrebbe senso comprare azioni in sconto per poi speculare sul loro riapprezzamento. Non avrebbe invece alcun senso, anzi sarebbe contro-producente, un acquisto ai prezzi attuali con prospettive al ribasso. In tal caso sarebbe meglio andare short sulle azioni a sconto. I CFD azionari sono strumenti che permettono di operare in entrambe le direzioni.
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