Le azioni delle big tech americane sono le responsabili del rally messo a segno da Wall Street nell’ultimo anno. A voler essere più precisi è stata una manciata di titoli tech (appena 7) a consentire all’indice S&P 500 di crescere di ben il 21 per cento da inizio anno e del 32 per cento anno su anno. Eccezion fatta per i ritracciamenti di inizio agosto e inizio settembre, il trend per il benchmark americano è rimasto sempre lo stesso grazie anche ai soldi fondamentali delle big tech.
Se c’è però un evento che può cambiare anche in modo drastico il trend dei colossi tecnologici quello è l’esito delle elezioni presidenziali. Non c’è quindi nulla di cui stupirsi se quando manca poco meno di un mese alla sfida Trump – Harris, gli investitori globali si stiano interrogando su quelli che potrebbero essere gli effetti dell’esito elettorale proprio sulle azioni delle big tech Usa. Proprio per cercare di venire incontro alle esigenze di questi trader, abbiamo fatto il punto su quello che potrebbe accadere alle azioni dei colossi tech a seconda del risultato delle azioni Usa. Chi è poco esperto delle dinamiche politiche americane, potrebbe pensare che gli scenari possibili siano sono due e che quindi di tratti di definire le previsioni sulle azioni delle big tech con la vittoria di Trump e quelle in caso di vittoria di Harris. In realtà, come giustamente messo in evidenza da Morningstar, gli scenari politici possibili sono ben quattro e a questi corrispondono altrettante previsioni sulle azioni tech Usa.
Vediamoli uno per uno non prima di aver ricordato che per investire sulle azioni delle big tech non è per forza necessario comprare titoli reali. Con strumenti derivati come i CFD si può infatti speculare sia al rialzo che al ribasso operando a leva.
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Previsioni azioni big tech Usa in attesa delle elezioni presidenziali
C’è sempre stato uno stretto legame tra amministrazione americana in carica e big tech. Agli albori dello sviluppo del settore tecnologico (per intendersi quando Alphabet e Amazon muovevano i loro primi passi) la politica aveva tutto l’interesse a mettere le future big company nella condizione di poter operare al meglio e soprattutto di poter crescere. In quella fase, sgravi fiscali di ogni tipo venivano accordati ai futuri colossi del settore tecnologico.
Negli a seguire, però, il rapporto tra le amministrazioni che si sono succedute e le big tech è mutato. Due le aree in cui si è maggiormente avvertito questo cambio di approccio: quella delle operazioni di M&A e quella fiscale. Per quello che riguarda il primo punto, non c’è stata operazione di fusione o acquisizione che abbia visto protagonista una big tech che non sia finita sotto ai raggi X delle autorità, per quello che riguarda il secondo punto basta fare cenno alla vera e propria battaglia fiscale che le amministrazioni Usa hanno condotto e continuano a condurre contro i colosso tech.
Senza scendere tanto nei dettagli, l’approccio è cambiano man mano che le promettenti società della Silicon Valley sono diventate dei colossi. L’amministrazione Biden è stata tra le più agguerrite nel confronto Casa Bianca – big tech ma anche la precedente amministrazione Trump non era andata tanto per il sottile avendo addirittura portato Alphabet in tribunale.
E con il prossimo presidente americano cosa potrebbe avvenire?
Come abbiamo già accennato gli scenari possibili sono quattro: accanto alla vittoria di Donald Trump o di Kamala Harris, va anche considerata quella che sarà la maggioranza del Congresso (Repubblicana o Democratica).
- Primo scenario: vittoria della Harris e maggioranza democratica al Senato. In questo caso le previsioni sono per una ulteriore stretta sulle fusioni e sulle acquisizioni delle Big Tech. Proprio perchè le posizioni dure dei Democratici sono note, gli analisti di Morningstar ritengono che le stesse big tech, per evitare problemi, si possano tenere alla larga dall’eseguire grandi fusioni e acquisizioni. Molto più probabile sarebbe il ripiego su potenti piani di acquisto di azioni proprie.
- Secondo scenario: la Harris vince ma il Senato va ai Repubblicani. E’ la prima delle due situazioni di coabitazione (come si afferma in termini politologi). In uno scenario di questo tipo ci potrebbe essere un approccio più moderato sulla regolamentazione delle Big Tech. La coabitazione sarebbe meno dura dell’egemonia democratica citata al punto precedente ma si tratterebbe pur sempre di una situazione poco favorevole.
- Terzo scenario: vittoria di Trump e Senato ai democratici. Seconda situazione di coabitazione ma questa volta a parti inverse. E’ altamente probabile che Trump decida di smantellare i capi di FTC e della divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia tuttavia, essendo il Senato ai mano ai Democratici, sarebbe alquanto difficile che i nuovi vertici siano più morbidi verso le big tech. Secondo Morningstar l’unico contentino per i colossi tech potrebbe essere sulla forma, meno dura rispetto a prima, mentre sulla reale sostanza poco cambierebbe.
- Quarto scenario: vittoria di Trump e maggioranza del Senato ai Repubblicani. Questo potrebbe essere lo scenario meno sfavorevole per le big tech. I vertici di FTC e divisione antitrust del dipartimento di Giustizia Usa sarebbero certamente sostituiti ma con nomi favorevoli alle grandi aziende tech. Una evoluzione simile potrebbe quindi rilanciare le ipotesi di M&A tra i colossi del settore. Il rapporto tra Casa Bianca e big tech, però, non sarebbe rose e fiori visto che Trump si è sempre mostrato critico sulle politiche di censura spesso seguite da Alphabet e Meta.
I sondaggi per adesso dicono che la Harris sia in testa ma il vantaggio su Trump è di appena due punti percentuali. La sfida, quindi, è del tutto aperta e ognuno dei 4 scenari cui abbiamo fatto riferimento in precedenza, potrebbe verificarsi.
La sola cosa certa è che le elezioni presenziali Usa sono una grande occasione per investire sia sulla borsa americana (sia indici che singole azioni). Per farlo si possono usare le piattaforme di broker come eToro e banche come Fineco.
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