Torniamo a parlare di prezzo del petrolio (qui il grafico in tempo reale) e lo facciamo perchè da alcuni giorni il tema del possibile blocco europeo al petrolio russo è tornato di attualità. La domanda che solleviamo in questo post è molto semplice: dando per scontato che in caso di stop al petrolio russo le quotazioni del greggio salirebbero subito (non è necessario essere degli esperti di trading per comprendere questo rapporto di causa/effetto), fino a dove si potrebbero spingere i valori dell’oil?
Per rispondere a questo interrogativo è essenziale avere un quadro complessivo del mercato del petrolio e quindi non limitare l’analisi solo all’importazione di greggio dalla Russia. Ebbene, allo stato attuale dei fatti, il più grande giacimento di petrolio libico è chiuso per questioni politiche mentre la Cina ha ridotto tantissimo la produzione nelle sue raffinerie.
In questo contesto, il prezzo del petrolio resta alto a dimostrazione di come il mercato sia più preoccupato per il possibile drastico dell’offerta russa che per i problemi di approvviggionamento di Pechino. Questa tendenza è destinata restare immutata nel medio termine favorendo una pressione rialzista sul prezzo del greggio. Sul lungo periodo, invece, non è da escludere che ad avere la meglio possano essere i problemi della domanda cinese e ciò potrebbe portare ad un ribasso delle quotazioni petrolifere.
Restando concentrati sul breve e medio termine, gli analisti di JP Morgan ritengono che, in caso di stop dell’UE al petrolio russo, il valore del greggio possa schizzare anche a 185 dollari al barile, nettamente sopra le quotazioni attuali.
Uno scenario preoccupante eppure fino a 165 dollari al barile la domanda dovrebbe essere impattata a livello globale e ciò coprirebbe le perdite dell’export russo. In ogni caso, i paesi sviluppati hanno la capacità per resistere ad aumenti di prezzo compresi tra 200 e 220 dollari al barile.
A prescindere da queste considerazioni, lato operativo, un rally così forte del prezzo del petrolio significherebbe grandi occasioni per i traders che sono soliti speculare sul prezzo del greggio. Questi ultimi oggi possono operare a condizioni estremamente vantaggiose con il broker XTB (qui il sito ufficiale). Questa piattaforma offre tantissimi strumenti di analisi e consente di fare CFD Trading sul petrolio con spead molto bassi (a partire da 0.03 sull’oil).
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Non solo petrolio russo, il problema del gas
Molti paesi europei dipendono dalla Russia non tanto per il petrolio quanto per il gas naturale. Senza andare troppo lontano, un esempio in tal senso è rappresentato dall’Italia. Nel corso del 2021, il nostro paese ha importato dalla Russia qualcosa come 29 miliardi di metri cubi di gas naturale. Per ridurre la dipendenza da Mosca, l’Italia ha raggiunto un accordo con l’Algeria (grazie all’intesa sarà Algeri il principale fornitore di gas) e con il Congo (ci vorrà un bel pò di tempo per vedere i frutti di questo secondo accordo).
Attualmente, però, è il gas importato dagli Usa a garantire copertura al Vecchio Continente. Secondo Walid Koudmani, Chief Market Analyst di XTB, se l’export di gas dalla Russia dovesse essere bloccato, la domanda di gas americano da parte dell’UE potrebbe salire vertiginosamente. Tutto ciò avrebbe un impatto sui prezzi.
Secondo Marco Casario, macrotrader e macroinvestor, sono i numeri a dare la dimensione della particolarità del momento. Il settore energetico nel 2021 ha messo a segno una performance positiva di oltre il 46 per cento. Ad inizio 2022 siamo già su un +41,5 per cento. Ebbene, ha concluso l’esperto, se si tengono in considerazione i tantissimi elementi che hanno concorso a questo rally, si può evidenziare la presenza di una bull run molto forte scaturita proprio da un mix da fattori tutti rialzisti.
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