Una buona notizia per i consumatori: il prezzo del petrolio, dopo aver sfondato il muro dei 130 dollari al barile, ha registrato una rapida e clamorosa retromarcia tornando in area 100 dollari al barile. Il grafico in basso consente di avere un quadro molto nitido sulla rapidità con cui le quotazioni petrolifere hanno ritracciato.
Mentre è in corso la scrittura del post, il petrolio Brent segna un ribasso del 5,6 per cento a quota 100,88 dollari al barile mentre il WTI è in calo del 5,7 per cento a 97,15 dollari al barile. Sia nel caso del WTI che nel caso del Brent è impossibile non notare come ci sia una sorta di abisso rispetto a quelle che erano le quotazioni di appena pochi giorni fa.
Prima di scendere nel dettaglio e cercare di capire la ragioni per cui le quotazioni petrolifere hanno registrato un simile ritracciamnento rispetto ai recenti massimi, ricordiamo ai nostri lettori che grazie a sttrumeni derivati come ad esempio i CFD (Contratti per Differenza) è possibile investire sul petrolio anche quando le quotazioni sono in ribasso. Fare short trading (qui la guida che abbiamo realizzato sull’argomento) non è però semplice ed è per questo che consigliamo ai nostri lettori di fare prima pratica con un conto demo per poi passare solo dopo all’operatività con soldi reali.
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Perchè prezzo petrolio è in ribasso?
La guerra in Ucraina è ancora in corso (anzi, a voler essere più precisi è ancora più aspra e crudele rispetto alle prime settimane), la tensione tra Russia e occidente è ai massimi e allora perchè mai le quotazioni petrolifere, tutto ad un tratto, hanno invertito la rotta e sono passate in ribasso? Sicuramente alla base del ritracciamento avviato dal prezzo del greggio ci sono ragioni di ordine tecnico. Il rally innescato dalla guerra è stato troppo rapido e consistente e di conseguenza una pausa di riflessione (in un contesto che resta comunque rialzista) era inevitabile.
C’è però anche dell’altro. Il ritorno del petrolio in area 100 dollari al barile, è sostenuto anche dalle preoccupazioni per l’andamento della domanda in Cina. Il colosso asiatico è alle prese con una nuova ondata di covid19 e il governo ha già deciso tutta una serie di lockdown. In questo contesto è inevitabile il ritorno diei vecchi spettri. Lockdoan significa infatti meno mobilità e di conseguenza meno richiesta di petrolio.
Non solo il lockdown imposto in alcune aree della Cina alla base del calo dei prezzi del greggio. Il ritorno dell’oil in area 100 dollari al barile, infatti, è anche ispirato dai dati pubblicati dalla Energy Information Administration statunitense secondo i quali la produzione statunitense di petrolio di scisto nei sette bacini di scisto più importanti del paese è destinata a registrare il più grande aumento dal mese di marzo 2020. Più nello specifico, nel suo ultimo report, la IIA ha reso noto che la produzione di shale oil aumenterà di 117.000 barili al giorno il prossimo mese raggiungendo così quota 8,7 milioni di barili al giorno. A livello geografico la produzione di petrolio scisto nel Permiano in Texas e New Mexico dovrebbe registrare un aumento di 70.000 barili al giorno arrivando ad un record di 5,208 milioni ad aprile.
L’incremento della produzione di scisto da parte degli Usa viene considerato un fattore in grado di compensare eventuali problematiche dell’offerta innescate dalla crisi geopolitica in atto.
E’ da vedere, a questo punto, quanto potrà questo trend e se, dopo il forte ribasso rispetto ai massimi, ci possa essere un ritorno del segno positivo. Per adesso ci preme ricordare l’importanza di fare prima pratica in modalità demo per poi fare short trading solo quando si ha una certa padronanza.
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