Una narrazione molto in voga fino a dicembre 2021 prevedeva che il prezzo del petrolio avrebbe registrato un ribasso a causa dell’emergenza Omicron. Nessun crollo intendiamoci (anche perchè il mondo ha oramai imparato a gestire la pandemia di covid19) ma un inevitabile ritracciamento dei valori a causa delle altrettanto inevitabile restrizioni che sempre più paesi avrebbero dovuto adottare per contenere la nuova variante del coronavirus.
Guardando all’andamento attuale della quotazione petrolio viene da pensare che chi aveva elaborato una prospettiva simile a quella sopra descritta era del tutto fuori strada. Il prezzo del petrolio non solo non è crollato ma anzi Brent e WTIU sono saliti a nuovi livelli record. Sono i numeri ad attestare questa situazione. Oggi il prezzo del petrolio Brent è salito fino a 88 dollari al barile per poi attestarsi in area 87,7 dollari.
Il rally ad appena 2 dollari sotto quota 90 ha significato per questo contratto nuovo massimo degli ultimi 7 anni. Per rivedere il prezzo del Brent così in alto, infatti, è necessario andare a ritroso fino al 2014. Se il valore del Brent macina record, quello del WTI non resta a guardare attestandosi sopra gli 85 dollari.
Alla base del forte aumento delle quotazioni petrolifere ci sono una serie di fattori che vedremo nel prossimo paragrafo. Per adesso ci limitiamo ad evidenziare che questa situazioen può essere sfruttata adottando strategie rialziste sul valore del greggio. Uno dei modi più semplice per fare trading sul petrolio è con i Contratti per Differenza. Tra l’altro oggi anche chi è alle prime armi può investire sul greggio visto che ci sono broker autorizzati come ad esempio XTB (leggi qui la nostra recensione) che offrono la demo gratuita per imparare ad esercitarsi.
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Prezzo petrolio: cosa spinge il rialzo
Il prezzo del petrolio sale e raggiunge nuovi record storici nonostante la variante Omicron (il cui impatto su mercati ed economia era stato ampiamente sopravvalutato e su questo non ci sono dubbi).
Detto questo, quali sono allora i fattori che stanno spingendo al rialzo il valore dell’oil? I principali catalizzatori sono essenzialmente tre: interruzione dell’offerta, crescita delle tensioni geopoliche e forte ripresa della domanda (nonostante Omicron). In particolare, per quello che riguarda il primo punto, alle recenti interruzioni in Libia, Nigeria, Angola ed Ecuador, si sono aggiunte quelle in Canada, paese interessato da un forte ondata di freddo. Secondo Walid Koudmani, analista di Xtb, i mercati sono focalizzati sul delicato equilibrio tra domanda e offerta di greggio. Tale tendenza, ha poi aggiunto l’esperto del broker, sembra avere un impatto di non poco conto sulle fluttuazioni dei prezzi nel corso della ripresa economica post-pandemia.
Per quello che invece riguarda le tensioni geopolitiche sono due aree a destare preoccipazione: l’Ucraina (alle prese con la questione Donbass) e la zona del Golfo Persito. In quesrt’ultimo quadrante si è recentemente verificato un evento molto preoccupante: i ribelli yemeniti Houthi hanno attaccato alcune strutture civili negli Emirati Arabi Uniti, uccidendo tre persone. Immediata la rappresaglia con una serie di raid condotti della coalizione a guida saudita contro Sanaa, la capitale dello Yemen controllata dagli Houthi.
Va tenuto conto che i ribelli yemeniti houthi sono sostenuti e finanziati dall’Iran sciita. Come messo in evidenza dall’aanalista di Ing, Warren Patterson, un evento simile ha praticamente messo fuoco alle micce del greggio.
In questa situazione, solo una mossa dell’OPEC+ potrebbe portare ad una riduzione del prezzo del petrolio. E invece, l’impressione, è che i paesi produttori non siano per nulla intenzionati a cambiare la loro politica. Molti analisti ritengono che, nonostante una situazione difficile e nonostante la ripresa della domanda di greggio, sarebbe inutile attendersi un incremento dei livelli produttivi. Lo scenario più plausibile è che i paesi dell’OPEC + continuino ad attenersi alla loro strategia di allentamento graduale della produzione.
Insomma, sembrano esserci tutti gli ingredienti affinchè il prezzo del petrolio possa restare su livelli alti anche nel prossimo futuro.
Come investire sul petrolio con XTB
Nei paragrafi precedenti dell’articolo abbiamo fatto riferimento al broker XTB citando, tra l’altro, il parere dell’analista Walid Koudmani. Ma come fare per investire con questo broker sul prezzo del petrolio? La procedura da seguire è molto semplice. Anzitutto con XTB non avviene un acquisto diretto di barili di petrolio (sarebbe follia!) ma è invece possibile speculare sulle variazioni di prezzo di uno strumento derivato che è basato sulle quotazioni del contratto future del petrolio greggio Brent quotato sul mercato del Regno Unito.
Lo spread medio applicato sui CFD oil è 0.03 mentre la leva ammonta a 1:10 (10 per cento). Grazie a quest’ultima è possibile incrementare la portata del proprio trade (attenzione perchè une lava maggiore significa si possibili guadagni pià alti ma anche maggiori rischi di perdita). Con XTB è possibile investire sui CFD petrolio in due direzioni: al rialzo (long) se la previsioni sono per un incremento dei valori o al ribasso (short) se le stime sono invece su un ribasso.
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