L’ennesima variante del Coronavirus, Omicron, ha messo in allerta governo e investitori ma, a differenza di quanto avvenuto in occasioni precedenti, adesso la situazione sembra evolvere in meglio.
La variante infatti si è rivelata meno pericolosa di quanto non fosse la variante Delta che, come ricorderanno i lettori più attenti, era pronta, mesi fa, a mettere a rischio ogni ipotesi di ripresa prima di essere posto sotto controllo grazie alla vaccinazione di massa.
Con il venir meno della paura i mercati hanno ripreso fiducia. Le borse ha recuperato parte del passivo accumulato nei giorni di un sell-off irrazionale e anche il prezzo del petrolio, a picco in concomitanza con lo scoppio dell’emergenza Omicron, è tornato a salire.
Forse non una buona notizia per i consumatori ma sicuramente un’ottima notizia per tutti quei trader che avevano approfittato del calo delle quotazioni per comprare a prezzi più bassi e puntare su un recupero.
Una precisazione: quando parliamo di comprare petrolio non ci riferimento ovviamente al greggio fisico. Oggi per speculare sulla quotazione petrolio ci sono tanti strumenti derivati come i CFD. I Contratti per Differenza sono semplici da utilizzare anche perchè i broker online che offrono questo genere di servizio (ad esempio eToro) mettono sempre a disposizione la demo gratis per fare pratica.
L’andamento del prezzo del petrolio
Il prezzo del greggio è schizzato negli ultimi 12 mesi, insieme all’intero comparto energetico; la causa prima può ritrovarsi nella ripresa dei consumi, dopo il freno dei mesi passati per l’emergenza sanitaria.
A novembre, quando era stato annunciato l’arrivo della variante, il prezzo del petrolio WTI ha perso il 20 per cento. Al momento, invece, la differenza rispetto al picco massimo dello scorso ottobre è solo del 15 per cento.
Intanto, lo scorso 8 dicembre, gli Usa hanno comunicato un leggero calo della domanda. Secondo gli analisti, la flessione sarebbe stata causata anche dalla riduzione delle scorte di 0,24 milioni di barili,
A proposito di produzione e scontro tra paesi consumatori e produttori, l’OPEC, l’ente che riunisce i principali Paesi produttori di greggio, non si è ancora ufficialmente espressa riguardo alla decisione di alcune nazioni di usare parte delle scorte di petrolio. Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe possibile un aggiustamento che si potrebbe tradurre in un aumento di 0,4 milioni di barili al giorno ogni mese, a partire da gennaio 2022.
La Commodity Futures Trading Commissione
Ogni settimana la Commodity Futures Trading Commission, ovvero l’agenzia governativa statunitense che regola il mercato dei futures, emette un report. Questo documento, chiamato COT, fornisce una dettagliata analisi delle posizioni nette detenute dagli investitori istituzionali nei futures oil, ed è un affidabile indicatore del comprendere gli “umori” del mercati; un faro per molti trader nel prendere decisioni sia sul breve che sul lungo termine.
Dall’ultimo report emesso, si evince una diminuzione evidente delle posizioni nette rispetto ai 7 giorni precedenti. Nel concreto, si parla di un calo del 5,3 per cento, ovvero da 408,7 milioni di dollari a 387,2.
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Il rialzo degli ultimi giorni
L’aumento delle quotazioni è stato evidente nell’ultima settimana tanto che si sono ricreate le condizioni per un raggiungimento del target intermedio pari a 73,70 dollari. Oggi il Brent prezza a 74,5 dollari al barile (rialzo dello 0,2 per cento) mentre il WTI è a 71,67 dollari al barile con una progressione dell’1 per cento.
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