La seduta di oggi di Borsa Italiana e delle borse europee sarà dominata dal clima di attesa per la pubblicazione del dato sull’inflazione Usa di novembre 2021. Come da agenda macro, l’appuntamento è calendarizzato per le ore 14,30. Nonostante l’importante market mover sia in uscita nel pomeriggio, già questa mattina i trader si interrogano su quello che potrebbe essere il valore del dato.
L’inflazione Usa di novembre 2021 toccherà un nuovo livello record oppure è previsto un rallentamento della marcia dei prezzi al consumo dopo il boom evidenziato a ottobre? Purtroppo non sembrano esserci dubbi sul fatto che l’inflazione degli Stati Uniti possa raggiungere a novembre un nuovo valore record. Stando alle previsioni che per la verità stanno circolando già da alcuni giorni, nel mese che si è appena chiuso l’indice IPC Usa dovrebbe attestarsi su un +6,8 per cento, in rialzo rispetto al +6,2 per cento di ottobre. Se davvero i prezzi al consumo americani di novembre dovessero registrare una crescita simile, saremo in presenza del valore più alto da ben 31 anni!
Inutile evidenziare che un rialzo così forte dell’inflazione avrebbe conseguenze immediate sui mercati che sono più esposti all’andamento dei prezzi ossia forex e borse (Wall Street in testa).
Un aumento così forte dell’inflazione, infatti, confermerebbe la view che oramai è diventata domininate tra analisti e economisti: l’aumento dell’inflazione (e quindi del costo della vita) non si può più considerare transitorio ma è sempre più duraturo.
Questa prospettiva va tenuta in debita considerazione nel momento in cui avviene la definizione della propria strategia trading. A tal riguardo ricordiamo che è fondamentale, soprattutto in fasi come quelle caratterizzata ad alta inflazione, fare prima pratica con soldi virtuali e solo dopo passare ad investimenti con soldi veri. Il broker eToro, inserito nella lista dei Top, può essere la soluzione ideale poichè offre la demo gratuita da 100 mila euro per esercitarsi.
C’è convergenza tra gli addetti ai lavori anche in merito a quella che potrebbe essere la reazione della FED al +6,8 per cento di novembre. Non è necessario essere degli esperti di economia per comprendere che la Federal Reserve reagirebbe subito con l’avvio del tapering ossia con la riduzione degli acquisti di titoli di stato. Fino ad ora il provvedimento è stato solo annunciato ma è evidente che con un’inflazione simile non solo non possa più essere rimandato ma al tempo stesso deve anche essere attuato rapidamente. Tornano quindi in auge le previsoni delle scorse settimane su un tapering rapido (ma sempre ordinato) e un rialzo dei tassi Usa prima dei tempi previsti.
In particolare per quello che riguarda il tapering, la FED potrebbe ridurre l’ammontare degli acquisti di ben 30 miliardi ogni settimana in modo tale da annullare del tutto il QE entro marzo (quindi nel giro di 3 mesi).
A spingere in direzione di un disimpegno non sarebbero però solo il boom dell’inflazione (comunque fondamentale) ma anche altri indicatori a a partire dalla performance robusta dell’indice MSCI World che nel periodo compreso tra il 30 novembre e l’8 dicembre ha guadagnato ben il 2,7 per cento.
Inflazione Usa ai massimi da 31 anni: quale reazione dalle borse?
Questa mattina i mercati asiatici hanno chiuso le contrattazioni con sensibili ribassi. Il Nikkei ha perso l’1 per cento chiudendo poco sopra i minimi di seduta. Segni rossi anche per le altre borse dell’Asia con gli indici cinesi Shenzhen e Shanghai in ribasso di circa mezzo punto percentuale e le piazze di Hong Kong e Seoul (Kospi) molto incerte.
In Cina a tenere banco è anche la questione Evergrande Group e Kaisa Group Holdings. Gli analisti internazionali di Fitch hanno recentemente declassato i due ex colossi al livello “inadempienti”.
Intanto la Banca Centrale Cinese, per bocca del suo governatore Yi Gang, ha provato a fornire delle rassicurazioni sul rispetto dei diritti di azionisti e creditori del gruppo immobiliare che è oramai è ad un passo dal fallimento.
Facile prevedere che in questa situazione un dato macro come quello dell’inflazione Usa potrebbe essere in grado di condizionare ulteriormente il sentiment.
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