Il prezzo del petrolio potrebbe presto tornare a salire e magari a mettere nel mirino quei 100 dollari al barile che, secondo molte previsioni, sono il target di fine anno del greggio. E’ questa la deduzione che si può fare alla luce della decisione dei paesi OPEC+ di non prendere neppure in considerazione la possibilità di un aumento straordianario dei livelli produttivi.

La richiesta di un incremento della produzione, avanzata da Usa, Giappone e India, era stata alla base della recente leggera flessione del greggio negli ultimi giorni. La chiusura dell’0PEC+ ad ogni ipotesi di questo tipo non può quindi che cancellare la tiepida fiducia con conseguente ripresa del trend rialzista. 

E in effetti oggi la quotazione petrolio è impostata al rialzo. Il WTI, infatti, registra una progressione dello 0,72 per cento a 79,38 euro mentre il Brent avanza dello 0,5 per cento a quota 80,94 euro. Il segnale che emerge da queste variazioni è quindi molto chiaro con il mercato che ha appunto fiutato il secco “no” OPEC+ ad ogni ipotesi di aumento della produzione. 

Ma vediamo di capire nel dettaglio cosa è successo. Nel giorni scorsi alcuni paesi grandi consumatori di petrolio (Usa, Giappone, India) hanno fatto esplicite pressioni affinchè i paesi produttori del cartello OPEC+ prendessero in considerazione la possibilità di aumentare la produzione di oil per fronteggiare la corsa inarrestabile del caro carburanti. Le possibilità di riuscita di questa offensiva sono apparse subito molto scarse.

Del resto la scorsa settimana la Commissione Tecnica Congiunta dell’OPEC+ aveva rivisto al ribasso le stime sulla domanda nel quarto trimestre 2021. Gli esperti, in particolare, erano passati da una carenza stimata in 1,1 milioni di barili al giorno a una stimata in 300.000 barili al giorno. La revisione al ribasso aveva fatto passare un messaggio molto chiaro: l’OPEC+ non ha alcun problema a seguire il piano attuale di sviluppo che prevede un aumento della produzione di solo 400mila barili al giorno per il mese di dicembre. 

Con questa premessa il piano di Usa, India e Giappone aveva poche possibilità di successo e infatti oggi è arrivato il no ufficiale e chiaro della Russia. 

Il ministro per l’Energia della Federazione Russa, Alexander Novak, ha affermato che la decisione presa in precedenza di aumentare la produzione di 400.000 (barili al giorno) ogni mese fino alla fine del 2022, non subirà alcun cambiamento. Novak, per essere ancora più chiaro, ha poi aggiunto che il cartello OPEC+ ha deciso di mantenere i parametri attuali decisi in precedenza. In poche parole, non ci sarà alun incrememento straordinario della produzione per venire incontro all’appello dei paesi consumatori.

Questo è il fatto nuovo che deve essere tenuto in debita considerazione dai trader che investono sul prezzo del petrolio. A tal riguardo ricordiamo che per fare trading online sul greggio è sempre consigliabile partire dalla pratica con il conto demo prima di rischiare soldi reali. Un broker online che offre l’accpunt dimostrativo gratuito è eToro (leggi qui la nostra recensione). Con questa piattaforma è possibile avere subito 100 mila euro virtuali per esercitarsi senza rischi. 

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OPEC+ non vede correlazione tra offerta e aumento prezzi 

C’è un aspetto molto interessante nella risposta che l’OPEC+ ha dato all’appello di Usa, India e Cina. Nel chiudere la porta ad ogni ipotesi di rialzo ulteriore della produzione, il ministro russo ha affermato di non vedere alcuna correlazione tra rally del greggio e domanda. Secondo Novak la domanda di petrolio nel terzo e quarto trimestre sarebbe addirittura molto più cauta rispetto al secondo. E allora cosa sta spingendo al rialzo il valore dell’oil? Per il ministro russo l’aumento dei prezzi è causato dall’emergenza covid19 e dalla presenza di restrizioni in molti paesi. 

Una spiegazione che, francamente, non sembra stare nè in cielo e nè in terra visto che da sempre i prezzi di asset come il greggio sono sempre legati alla legge della domanda e dell’offerta

Ancora più provocatoria la dichiarazione del ministro per Energia degli Emirati Arabi Uniti, Suhail al Mazrouei, secondo il quale se il prezzo del petrolio non è finito fuori controllo come è invece avvenuto con gas naturale e carbone è grazie proprio al ruolo dell’OPEC+. C’è da crederci?

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