Il recente rally che la quotazione petrolio ha registrato ha riacceso l’interesse nei confronti di un argomento di cui non si parlava più da tempo: gli effetti di un prezzo del petrolio a 100 dollari al barile. Fino a pochi mesi fa affrontare questo argomento non aveva senso visto che le quotazioni del greggio erano affassate dalla crisi della domanda globale. Con l’inizio del nuovo anno, però, tutto è cambiato e, come abbiamo avuto modo di riportare giorni fa, il prezzo del petrolio è arrivato ai massimi del 2021 e anche del 2020

Ci sono quindi sufficienti motivi per tornare a parlare delle conseguenze del prezzo del petrolio a 100 dollari al barile sull’inflazione ma anche sulla crescita economica e sulle politiche monetarie delle banche centrali. 

Perchè il prezzo del petrolio può arrivare a 100 dollari al barile?

Dopo aver superato per la prima volta dal lontano maggio 2019, i 70 dollari al barile, la quotazione del greggio adesso viaggia verso gli 80 dollari. Il movimento, però, potrebbe non esaurirsi su questo target ma andare anche oltre verso un obiettivo ancora più ambizioso come i 100 dollari. 

Sono molteplici gli elementi che potrebbero fungere da driver. Anzitutto c’è la ripresa della domanda che, come ovvio, è il primo catalizzatore in assoluto. Il ritorno alla normalità, con la conseguente crescita del numero delle persone che sono pronte a viaggiare, può favorire un ulteriore incremento della domanda che, lo ricordiamo, è si in rialzo ma resta pur sempre al di sotto dell’offerta. 

Altra ragione per cui il prezzo del petrolio può salire a 100 dollari al barile riguarda la politica prudente dell’OPEC+. I paesi produttori, almeno per adesso, non sembrano avere alcuna intenzione di tornare a pompare come una volta. Del resto perchè farlo se proprio i tagli alla produzione hanno permesso al greggio di guadagnare il 3 per cento? 

Anche la recrudescenza delle tensioni in Medio Oriente è un elemento che potrebbe mantenere alto il prezzo del petrolio. L’area più ricca di greggio al mondo è tornata incandescente e questo potrebbe avere un impatto sul greggio. 

C’è poi la questione mai secondaria delle tempeste tropicali. La stagione degli uragani ha sempre avuto conseguenze sul prezzo del greggio. Se già la dinamica del petrolio dovesse essere rialzista, una eventuale tempesta tropicale avrebbe come conseguenza un consolidamente del trend al rialzo che può essere sfruttato per investire attraverso i CFD usando, ad esempio, il broker eToro (qui la recensione) che offre la demo gratuita per fare pratica senza rischi. 

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Altro elemento che puà trascinare in alto il valore del petrolio potrebbe essere l’inizio di un nuovo superciclo. Durante queste fasi non tutte le materie prime si muovono allo stesso modo. Guardando al passato è possibile notare come nel corso dell’ultimo superciclo, tra il 2003 e il 2008, i prezzi dell’energia sono raddoppiati mentre quelli degli alimenti sono saliti del 75 per cento. Questo per dire che se davvero il mondo fosso dinanzi ad un un nuovo superciclo, allora il prezzo del greggio potrebbe salire ancora. 

Infine tra gli elementi che potrebbero influenzare al rialzo il prezzo del greggio c’è anche la speculazione. E’ vero che essa funziona sia al rialzo che al ribasso ma in una situazione come quella attuale, potrebbe essere soprattutto la prima a trovare terreno fertile. 

Prezzo petrolio a 100 dollari al barile: previsioni analisti 

Logicamente non tutti gli analisti ritengono possibile che il prezzo del petrolio possa arrivare fino a 100 dollari al barile. Tra i sostenitori di questa previsione c’è Bank of America. Secondo Francisco Blanch, head of commodities research di BofA, grazie alla ripresa economica globale, il consumo di greggio continuerà a superare l’offerta dei produttori nel 2022.

In questo contesto il prezzo del petrolio potrebbe arrivare a 100 dollari al barile nel corso della prossima estate (sarebbe la prima volta dal 2014). Per l’analista di BofA le prospettive rialziste sul petrolio stanno mettendo pressione anche all’OPEC+ che è chiamata a trovare un accordo sull’incremento dei livelli di produzione in modo tale da stare al passo con la domanda. 

Come investire con il petrolio a 100 dollari al barile

Cosa può fare il trader dinanzi all’ipotesi di un prezzo del petrolio a 100 dollari al barile? Come prima cosa è necessario raccogliere gli elementi che possono far pensare ad una simile evoluzione della dinamica dei prezzi. Nel paragrafo precedente abbiamo elencato quelli che sono i segnali a cui fare attenzione. Spetta adesso a te coglierli. Operativamente il modo più semplice per investire con il prezzo del petrolio a 100 dollari al barile è il CFD Trading. Puoi comprare un Contratto per Differenza ai prezzi attuali per poi guadagnare con l’eventuale rialzo.

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Prezzo petrolio a 100 dollari al barile conseguenze economiche

Un eventuale rialzo del prezzo del petrolio a 100 dollari al barile non potrebbe non avere delle conseguenze. L’impatto sarebbe positivo in alcuni casi, negativo in altri e neutro.

Impatto positivo ci sarebbe sulle economie emergenti che ad oggi sono tra le principali produttrici di greggio. L’incremento delle entrare permetterebbe a paesi come Arabia Saudita, Russia, Norvegia, Nigeria ed Ecuador di ridurre i loro deficit. 

Impatti neutri ci potrebbero essere sull’economia americana. L’aumento dei prezzi alla pompa potrebbe avere effetti sulle vendite al dettaglio Usa.

Per finire un impatto negativo ci potrebbe essere su quelle economie emergenti che presentano deficit delle partite correnti e che sono costrette ad importare greggio. Esempi sono l’India e la Turchia. 

Inflazione con prezzo petrolio a 100 dollari al barile 

Un eventuale aumento del prezzo del petrolio a 100 dollari al barile avrebbe anche conseguenze sull’inflazione che non potrebbe che salire. L’incremento dei costi di trasporto avrà impatto sui prezzi dei beni.

E’ la storia a dire che un aumento del prezzo del greggio provoca un aumento dei prezzi al consumo. A catena, le famiglie richiederanno un aumento dei salari per provare a contrastare la perdita di potere d’acquisto. Le imprese, dal canto loro, proveranno a trasferire l’incremento dei costi di trasporto sul cliente. 

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