I mercati azionari sono in bolla e il rischio che tutto possa esplodere cresce ogni giorno che passa. A vedere nero sulle borse sono sempre più analisti. Gli ultimi ad interessarsi della questione sono stati gli esperti di Berenberg che hanno anche elencato i motivi per cui le borse potrebbero presto crollare (i famosi spilli capaci di mandare in frantumi una bolla che per troppo tempo è crescita senza ancun controllo).

Prima di parlare del punto di vista di Berenberg, è utile ricordare che anche le bolle del mercato azionario sono da sempre occasioni per investire. Quindi il fatto che ci sia la possibilità che possa esplodere una bolla, non significa che sia meglio restare alla larga dagli investimenti ma solo che è necessario essere più selettivi. Tra l’altro oggi grazie al CFD Trading è possibile investire su tanti asset diversi da una sola piattaforma. Questo è un vantaggio in momenti come quello attuale. Per questo suggerisco di imparare a fare CFD Trading già oggi usando il conto demo che broker autorizzati come eToro offrono gratuitamente. 

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Le borse sono davvero in bolla? I segnali

Parlare spesso di rischio bolla del mercato azionario ha creato una situazione sullo stile “al lupo al lupo”. Infatti se ne parla così tanto e da tanto tempo che oggi è impossibile non nutrire un certo scetticismo a riguardo. Purtroppo però ci sono una serie di segnali molto chiari: l’economia reale è in crisi mentre il mercato azionario è ai massimi.

Secondo Berenberg, le azioni di tutto il mondo non hanno mai trattato su prezzi così alti ad esclusione del 1929 e del 2000.

Oggi il rappporto “p/e” su una lista di titoli di Stato americani, credito e mercato azionario è pari ad oltre 50 volte. Fino allo scorso anno non arrivava a 40 volte e anche negli anni precedenti non era mai salito a questo livello. E’ questo un segnale chiaro che le borse siano in bolla. 

Ma ve ne è anche un secondo: il rapporto tra capitalizzazione di mercato e Pil è salito ai massimi storici e ben il 9 per cento delle azioni americane ha segnato un auimento di oltre il 100 per cento dai minimi di marzo 2020. Il 18 per cento delle azioni Usa, inoltre, scambia con un multiplo prezzo/valore contabile pari ad oltre 10 volte mentre nel 2020 la percentuale non arrivava al 10 per cento. Questi sono altri segnali che le borse, a partire da quella americana, siano in bolla. 

Quando scoppierà la bolla sul mercato azionario?

Visto che il rischio bolla c’è davvero, è bene tenere gli occhi ben aperti e cogliere quei segnali che potrebbero suggerire che la bolla è pronta per esplodere. Berenberg ha individuato 4 spilli che potrebbero far saltare tutto:

  • il rallentamento degli acquisti della Federal Reserve
  • l’aumento del rischio di inflazione e dei rendimenti obbligazionari
  • introduzione di imposte più elevate e maggior regolamentazione
  • incremento del rischio politico/geopolitico

Nonostante la consapevolezza che ci sia il rischio che uno di questi spilli possa far saltare la bolla, Beremberg ritiene che i tempi per uno scenario di questo tipo siano ancora lunghi. E’ possibile che, nel futuro prossimo, i prezzi delle azioni continuino a salire e che la prospettiva di una bolla si allontani. Uno scenario che lascia spazio per investire in borsa attraverso i CFD. Ancora una volta il broker eToro offre la soluzione ideale per questo scopo dando la possibilità di fare trading sulle azioni senza commissioni. 

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Allarme bolla ma solo su mercato azionario Usa e borse europe

A lanciare un allarme bolla sui mercati azionari, ma limitatamente alle borsa Usa e alle borse europee, è stato anche Guo Shuqing, capo dell’autorità cinese di regolamentazione di banche e assicurazioni. 

L’esperto ha messo in evidenza come i mercati finanziari stiano scambiando ad alti livelli in Europa, negli Stati Uniti e anche in altri paesi sviluppati andando contro l’economia reale. Guo Shuqing ha quindi aggiunto che la Cina sta studiando misure al fine di regolare l’afflusso di capitali esteri con l’obiettivo di riuscire a prevenire turbolenze sul mercato domestico.

Guo Shuqing non ha però nascosto che in Cina possa esplodere una bolla immobiliare, aggiungendo che prima o poi i mercati occidentali dovranno correggere per riuscire a tornare a livelli più consoni con quello che è l’andamento dell’economia. 

Indicatore Warren Buffett ai massimi storici chiama bolla

Oltre agli spilli citati da Berenberg come possibili cause dello scoppio della bolla del mercato azionario, ve ne è un altro che gli analisti non considerano ma che secondo noi è invece fondamentale. Parliamo dell’indicatore Warren Buffett ossia del Wilshire 5000 Total Market Index (è noto come indicatore Buffett perchè tra i preferiti dell’oracolo di Omaha). 

Questo parametro è salito al massimo storico del 195 per cento. Un livello simile sta ad indicare che le azioni sono sopravvalutate e che non è da escludere che nei prossimi mesi possa esserci un crollo. Un alert di cui tenere conto anche per spostarsi dalle azioni ad altri asset più sicuri come l’oro. Questa variazione nella composizione del portafoglio è molto semplice da fare scegliendo di investire attraverso i CFD con eToro (qui il sito ufficiale)

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L’indicatore è usato dagli investitori per misurare la valutazione del mercato azionario rispetto alle dimensioni dell’economia. Matematicamente il Wilshire 5000 Total Market Index si calcola dividendo la capitalizzazione di mercato di tutte le azioni scambiate in Usa con prodotto interno lordo trimestrale.

Secondo il CEO di Berkshire Hathaway, il raggiungimento del massimo storico da parte dell’indicatore nel corso della bolla dot-com ha rappresentando un chiaro segnale di alert per gli investitori.

I precedenti sono molto chiari: l’indicatore nei mesi precedenti la crisi finanziaria è salito sempre ai massimi storici e questo significa che è un utile strumento per anticipare i crolli del mercato.

Occhi aperti quindi. 

Bolla borsa: arriva un nuovo indicatore per prevederle 

Un nuovo indicatore per capire se è in corso la formazione di una bolla sul mercato azionario. A idearlo è stato Ray Dalio, fondatore del fondo Bridgewater Associates. L’indicatore creato dal maestro degli hedge fund si chiama bubble indicator. A presentare il nuovo strumento è stato lo stesso Dalio che ha anche fornito i risultati delle sue rilevazioni: il suo indicatore di bolle aggregato si trova intorno al 77° percentile e inoltre ben il 5 per cento dei titoli delle mille società americane più importanti è in area bolla. 

Come spiegato da Dalio, il bubble indicator si sviluppa a partire da 6 domande specifiche: 

  • Rispetto ai valori tradizionali, quanto sono alti i prezzi?
  • I prezzi devono fare i conti con condizioni insostenibili?
  • Quale è il numero di nuovi acquirenti che sono entrati sul mercato?
  • A quanto ammonta il sentiment rialzista
  • Gli acquisti sono finanziati da una leva finanziaria alta oppure no?
  • I compratori hanno incrementato gli acquisti forward per speculare oppure per proteggesi in caso di futuri aumenti dei prezzi?

Dopo aver fornito una risposta a queste domande, ogni fattore citato viene misurato in modo statistico e quindi viene combinato in indici azionari che partono dagli anni ’10.

Alla luce dell’analisi condotta da dalio è emerso che i mercati azionari già adesso si trovano in un’area che potrebbe essere da preludio alla bolla finanziaria vera e propria. Tuttavia a differenza di quanto rilevato nel 2000 e nel 1929, momenti in cui il bubble indicator era pari a 100 ossia al massimo, attualmente i mercati sono al 77° percentile. Tra le quotate che sono in area bolla ci sono molti titoli che fanno riferimento a società tecnologiche emergenti. Tuttavia il numero delle quotate in bolla rappresenta solo il 5 per cento delle mille aziende Usa più grandi. In occasione della bolla del 2010 tale numero era il 10 per cento. Questo è un segnale incoraggiante sulla possibilità che la bolla possa essere anche disinnescata. 

Il bubble indicator diventerà presto un fattore da tenere in considerazione nella definizione della propria strategia trading. Fare trading usando tutti gli indicatori è fondamentale. Per imparare a fare analisi con i vari indicatori può essere molto utile fare pratica con un conto demo gratuito. Il broker Plus500 (leggi qui la recensione completa) può essere l’ideale perchè ti offre un conto virtuale per imparare a comprare e vendere CFD su azioni e indici. Attivalo subito seguendo l’immagine in basso: è gratis. 

Bolle finanziarie nella storia: ecco le più importanti 

Un aiuto concreto per capire se sui mercati azionari sta per scoppiare una bolla arriva dalla storia. Conoscere quali sono state le più importanti bolle finanziarie nella storia può essere di aiuto per cogliere la presenza di eventuali analogie con la situazione attuale. Il riferimento alla storia è importante ma, e questo è fondamentale metterlo in evidenza, non può essere il solo parametro per capire se sui mercati sta per esplodere una bolla troppo a lungo gonfiata.

La prima bolla di cui è ha memoria risale al lontano 1634 e riguardò…i tulipani olandesi. Spesso si è fatta ironia di questa bolla ma essa è in realtà la sintesi di quello che può avvenire quando il prezzo di un asset cresce troppo senza alcun collegamento con quella che è la realtà (fondamentali). 

Nell’Olanda del 1600, gli investitori compravano bulbi di tulipani con l’obiettivo di rivenderli pochi mesi dopo poichè c’era la convinzione che il loro prezzo poteva solo aumentare. Si arrivò a situazioni allucinanti con un bulpo di tulipano che costava quanto lo stipendio medio di una famiglia. Ovviamente ad un certo punto il gioco si ruppe e l’assenza di offerte in un’asta di bulbi fece scattare il panico. Fu allora che molti investitori che avevano i depositi pieni di bulbi deciso di vendere prima di ritrovarsi carta straccia. Nel giro di pochi giorni il prezzo dei tulipani crollò lasciando sul lastrico tante famiglie.

La seconda bolla finanziaria nella storia fu quella nota come bolla del Mississipi (1720). Le azioni della Compagnia del Mississimi erano cresciute tantissimi a causa dell’enorme fiducia che nell’area del celebre fiume Usa fosse prossima la scoperta di grandi giacimenti. Purtroppo, però, questi giacimenti non esistevano e così, nel giro di poco tempo, le azioni della Compagnia crollarono a zero. Anche in quella circostanza tantissime famiglie si ritrovarono senza soldi poichè avevano investito tutto nelle azioni della Compagnia. 

La bolla del Mississipi viene da allora ricordata come esempio di come NON si deve investire. Mai infatti puntare su un solo asset ma diversificare sempre e al massimo. Il CFD trading è molto utile sotto questo punto di vista. Broker come eToro, infatti, ti permettono di fare trading su tanti mercati diversi da una sola piattaforma. Scopri tutte le caratteristiche della proposta eToro attivando subito un account gratuito. 

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Le bolle finanziarie più recenti: 1929, dot.com e subprime

Venendo ai tempi più recenti, le più grandi bolle finanziarie dell’ultimo secolo sono state essenzialmente tre: i crollo della borsa di Wall Street del 1929, la bolla del settore tech che avvenne sempre sulla borsa americana nel 2000 (nota anche come bolla delle doc.com) e la crisi dei mutui subprime del 2008 che, come noto, portò al fallimento di banche storiche come la Lehmen Brohers.

Quest’ultima fu causata dal tracollo del mercato immobiliare americano che determinò la fine di un sistema basato sulla concessione di mutui anche a persone che non erano neppure in grado di ripagare il debito. Tali mutui venivano spesso inseriti un strumenti derivati che poi erano venduti sui mercati finanziari di tutto il mondo. 

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