Secondo quanto recentemente affermato da Max Baucus, ex ambasciatore USA cin Cina, il candidato democratico Joe Biden si occuperebbe di Pechino in un modo “molto più tradizionale” se vincesse le elezioni. Dunque, per citare le stesse parole di Baucus, “quando si tratta della Cina, penso che vedrete un po’ di reset, vedrete un presidente che si impegnerà in una tranquilla diplomazia”, facendo poi riferimento esplicito al fatto che Biden non userà il suo account Twitter “per influenzare la politica estera”.
Dunque, anche se è possibile che Biden possa continuare con un po’ di retorica politica, il rapporto dovrebbe diventare un po’ più solido di quanto non sia ora.
Baucus, che è un membro del Partito Democratico e sostiene la candidatura di Biden alle elezioni, ha anche detto che l’ex vicepresidente lavorerà con gli alleati statunitensi in Occidente, oltre che con paesi come il Giappone, la Corea del Sud e l’Australia,e che proprio questa potrebbe essere una delle più grandi differenze rispetto all’epoca Trump.
I commenti dell’ex ambasciatore arrivano proprio mentre Biden sta continuando a guidare i sondaggi, con un margine ritenuto significativo (circa 10 punti percentuali, il 52,1% contro il 41,4% di Trump).
Se Biden dovesse vincere le le elezioni, dichiara Baucus, lavorerà prima di tutto sulle questioni nazionali negli Stati Uniti, prendendosi poi del tempo per ristabilire un rapporto con la Cina. Dunque, si concentrerà prima di tutto sull’economia americana, sul ripristino dei posti di lavoro e sulla sconfitta del virus.
Baucus ha poi concluso di ritenere che il rapporto tra gli Stati Uniti e la Cina sia in realtà più solido di quanto si possa immaginare. “I cinesi vogliono i nostri semi di soia per i loro allevatori di maiali, vogliono i semiconduttori da produrre in Cina e noi americani vogliamo poter vendere i nostri semi di soia ai produttori di maiali in Cina. Vogliamo vendere i nostri semiconduttori” – ha aggiunto, sostenendo come nell’ambito della “fase uno” dell’accordo commerciale USA-Cina, la Cina ha accettato di spendere 200 miliardi di dollari in più per beni e servizi statunitensi nell’arco di due anni. Ad agosto, Pechino non era sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi, in parte a causa della pandemia di coronavirus.
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