Il nuovo crollo delle borse ha generato non poco smarrimento tra gli investitori. Il forte ribasso rimediato da Wall Street nella seduta di ieri, anticipato dal disastro delle borse europee (a tal riguardo basta considerare l’andamento di Borsa Italiana), è stato casuato da fattori differenti tanto che il dibattito per inquadrare nella giusta prospettiva il sell-off è decisamente accesso. Due le tesi a riguardo.

Secondo la prima le borse sono crollate a causa dello scoppio di una bolla maturata nelle ultime settimane in scia all’entusiasmo (secondo molti immotivato) su una immediata ripresa dell’economia europea dopo il Covid-19 (la cosiddetta ripresa a V). Secondo altri analisti, invece, il crollo dei mercati è stato causato da semplici movimenti tecnici vale a dire dalla chiusura degli short. Chi ha ragione? Dalla risposta a questa domanda dipendono quelle che sono le previsioni sul futuro andamento dei mercati azionari. 

Prima di analizzare i motivi alla base del crollo dei mercati, ricordo che per investire in borsa non serve per forza comprare azioni in modo fisico. Una valida alternativa è ad esempio il CFD Trading. Puoi imparare a fare trading sulle azioni attraverso i Contratti per Differenza utilizzando il conto demo che i migliori broker, come ad esempio eToro, mettono a disposizione in modo del tutto gratuito.

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Crollo borse 11 giugno 2020: cosa è successo

Il crollo che i mercati hanno registrato ieri 11 giugno è stato il più marcato degli ultimi tre mesi. Non stupisce, quindi, se il sell-off abbia riportato alla mente incubi primaverili che sembravano essere assopiti. 

Secondo gli esperti di Link Securities, è giusto ricordare il ruolo delle affermazioni di Powell nel crollo delle borse (il governatore della FED aveva parlato di tempi lunghi per la ripresa economica) ma il reale motivo alla base del sell-off è stato un altro: l’eccesso delle ultime settimane.

Secondo Link Securities, nelle ultime settimane molti titoli e molti indici hanno raggiunto alti livelli di overbuying e questo ha causato la violenta correzione di ieri. 

Per José Luis Cárpatos, CEO di Serenity Markets, il brutale eccesso di acquisti delle ultime sedute è esploso come era logico che prima o poi sarebbe avvenuto. La vera sfida, ha poi proseguito l’analista, è capire se ora la bolla azionaria sia davvero esplosa o se quanto avvenuto sia invece un caso isolato. Ad ogni modo “i livelli surreali raggiunti ci hanno fatto supporre che sarebbe dovuta arrivare qualche dura correzione“.

Dal punto di vista tecnico adesso è necessario prestare attenzione alla ratio put call che nella giornata di ieri è salita fino a “0,70 sopra il pericoloso livello di 0,60, considerando che aveva raggiunto lo 0,37, un minimo di quasi 20 anni“.

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Anche secondo Paul O’Connor, Head del Multi-Asset team di Janus Henderson Investors, i mercati azionari Usa sono crollati non a causa della FED ma nonostante la FED. Infatti il sentiment di mercatoha registrato un aumento che è stato parallelo al recente rally dell’azionario facendo si che il peso della speculazione crescesse come non si vedeva da tenpo. Insomma un sentiment di mercato surriscaldato ha trovato uan scusa nelle dichiarazioni di Powell per ridimensionarsi. 

Il peso della chiusura delle posizioni short

Il ruolo della chiusura delle posizioni short nel crollo che i mercati hanno segnato ieri 11 giugno è stato messo a fuoco da Link Securities. Secondo gli esperti il forte rialzo che gli indici europei (compreso il Ftse Mib, grafico in basso) hanno segnato nelle ultime settimane non è stato causato da fattori di tipo fondamentale ma bensì dalla massiccia chiusura delle posizioni corte, dalla grande liquidità che è stata immessa nel sistema dalle banche centrali, dalle politiche fiscali dei vari governi, dall’assenza di alternative di investimento di un certo interesse.

Tutto questo ha determinato l’ingresso di tanti traders che hanno provato a rendere redditizio il risperttivo investimento. 

Sempre secondo gli esperti, il forte rimbalzo che molti titoli ciclici hanno registrato nelle ultime settimane è avvenuto sulle ali di un ottimismo infondato ed è stato enfatizzato dalla speculazione. 

Pensare di valorizzare queste società oggi in un contesto in cui non ci conoscono queli risultati tali aziende potranno ottenere nei prossimi mesi nè se queste società saranno in grado di sopravvivere ai “cambiamenti nelle abitudini di consumo causati dalla crisi sanitaria” è decisamente aruduo.

Per questo motivo, prima di tornare ad investire in borsa, è necessario adottare un approccio molto prudente. 

Secondo Paul O’Connor, il rally che i titoli ciclici hanno registrato recentemente suggerisce che gli investitori abbiano già preso in considerazione anche gli scenari più costruttivi delle prospettive economiche. Questo atteggiamento, da un lato è il riflesso di un emergente cambiamento ottimistico del consensus sul coronavirus, ma dall’altro potrebbe essere anche un’esagerazione che prima o poi i mercati dovranno pagare. Come sempre, quindi, il perno a cui tutti ruota e da cui tutto dipende è l’andamento della pandemia di coronavirus.

Saranno quindi le novità sulla pandemia (seconda ondata si o no) a dire se il pullback di ieri sia stato solo una parentesi oppure possa davvero essere il primo segnale sull’imminente arrivo di una forte tendenza ribassista. 

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