In Europa ci sono molti dossier su fusioni e integrazioni tra colossi ma le tempistiche delle autorizzazioni da parte delle autorità antitrust sono lunghissime. Risultato è una inesorabile perdita di tempo in un sistema che avrebbe invece bisogno di decisioni rapide ed efficaci. Senza andare troppo lontano, è sufficiente pensare ai casi di Fiat Chrysler e di Intesa Sanpaolo.
Va bene la situazione di emergenza creata dal coronavirus, ma il fatto che i dossier sulla fusione FCA Gruppo Peugeot e sulla fusione Intesa Sanpaolo UBI Banca siano in alto mare da mesi, a causa delle obiezioni dell’antitrust, la dice lunga sulla completa assenza di corrispondenza tra tempistiche del mercato e tempi della burocrazia. E che dire poi del caso, altrettanto emblematico, dell’acquisizione da parte di Essilor Luxottica di Grand Vision?
Tutti e tre gli esempi citati dimostrano come le tempistiche necessarie per passare dagli annunci al via libera dell’Antitrust siano pari ad almeno un anno. Tempi così lunghi, giustificati dalla necessità di garantire i consumatori dal rischio di situazioni di oligopolio, minano la fiducia dei mercati ed è per questo motivo che sarebbe il caso di trovare un compromesso tra la necessità di difendere i diritti dei consumatori e le esigenze del mercato.
Prendiamo ad esempio il dossier relativo alla fusione tra Fiat Chrsyler Automobiles e il gruppo Peugeot. Ebbene l’operazione è stata annunciata al mercato un anno fa ma l’Antitrust dell’UE si pronuncerà sull’operazione sono questa estate ossia a distanza di un anno.
Un anno (se non oltre) saranno anche le tempistiche per il pronunciamento relativo all’OPS di Intesa Sanpaolo su UBI Banca. L’operazione di integrazione, che vede coinvolta anche BPER Banca, era stata annunciata a febbraio. L’antitrust italiana completerà la sua istruttoria il 18 giugno ma si prenderà poi altre settimane di tempo prima di deliberare. Tante settimane visto e considerato che la decisione finale non verrà resa nota prima di fine luglio. Insomma anche sulla fusione Intesa Sanpaolo UBI Banca c’è uno scollamento di tempistiche non indifferente.
Negli Stati Uniti le tempistiche per il via libera a grandi operazioni di M&A sono molto più ridotte nel senso che c’è una maggiore corrispondenza tra quelle che sono le pretese del mercato e i tempi tecnici. A tal riguardo si può obiettare affermanda che comunque negli Stati Uniti non c’è quella tutela dei consumatori che invece è presente in Europa e Italia ma, anche qui, bisognerebbe vedere fino a che punto questa opzione è lecita.
Una cosa però è certa. Le grandi società tech americane hanno un livello di capitalizzazione da record. Un dato su tutti per prendere bene le misure: la somma del Pil di Germania e Italia è praticamente più bassa rispettoi alla somma delle capitalizzazioni di Borsa di colossi come Facebook, Amazon, Netflix, Google, Microsoft, Apple e Nvidia.
E’ alla luce di questo dato che sorge un dubbio (retorico): una Facebook in Europa ci sarebbe mai potuta essere? Una realtà come Apple si sarebbe mai potutra sviluppare nel Vecchio Continente? Ovviamente no ed evitiamo anche di fare riferimento ad una Facebook in Italia.
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