Dopo la grande paura di aprile, la quotazione petrolio sembra aver imboccato la via del rialzo. La tendenza alla stabilizzazione che il prezzo dell’oil ha registrato nelle ultime settimane è evidente dall’analisi dei grafici ed è alla base del ritorno della fiducia sui mercati. Sono in tanti a chiedersi se sia davvero arrivato il momento di investire sul petrolio e se quindi il peggio sia alle spalle. In effetti ci sono alcuni segnali molto chiari che sostengono una view moderatamente positiva.
Prima di scendere nel dettaglio e spiegare i motivi per cui per il petrolio potrebbe davvero essere arrivato il momento della svolta, è bene dare uno sguardo all’andamento della quotazione petrolio. Mentre è in corso la scrittura del post, le quotazioni del WTI registrano un rialzo del 3,12 per cento a quota 26 dollari al barile mentre il Brent è in progressione del 2,77 per cento a 30 dollari al barile. Considerando questi numeri, il tempo del crollo del petrolio sottozero sembra essere davvero lontano.
Come si è arrivati alla svolta? Comprendere la ragioni alla base del rialzo del greggio è essenziale per capire come posizionarsi sull’asset petrolio nelle prossime settimane. E’ davvero il caso di tenere attive posizioni long oppure il rally delle ultime sessioni è solo temporaneo?
Per rispondere a tutte queste domande c’è solo una cosa da fare: guardare ai fondamentali. Ebbene ci sono almeno due motivi, tra loro connessi, che inducono ad essere ottimisti sul greggio.
Il primo riguarda l’andamento delle scorte. Ad aprile il prezzo del petrolio era crollato perchè tra gli investitori si era fatta strada una previsione terribile: il lockdown avrebbe provocato un traboccamento delle stazioni di stoccaggio con accumuli di riserve talmente estesi che alla fine i produttori avrebbero dovuto pagare gli acquirenti. Una visione terribile capace di mettere in crisi l’intero sistema. Per fortuna questa view non si è concretizzata ma ha anzi ceduto il passo a previsioni meno negative. Oggi le scorte di petrolio non fanno più paura come ha messo in evidenza anche Vontobel in un recente report sul greggio. Il merito di questo cambio di rotta è dell’allentamento del lockdown. Misure restrittive più moderate significano maggiore movimento per merci e uomini. E’ logico che questo faccia bene al prezzo del greggi e quindi suggerisca un approccio long.
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Supercontango petrolio sparito
Il secondo fattore che induce ad un certo ottimismo e quindi suggerisce di investire sul petrolio è prettamente tecnico. Come si può vedere dal grafico, il Brent ha recuperato ben il 60 per cento rispetto ai minimi. Non solo ma il supercontango ha detto addio. Le quotazioni a sei mesi, quindi, sono più care di quelle a pronti mentre il premio, che nelle fasi più calde della crisi era salito ad oltre 12 dollari al barile, ora è tornato sotto ai 5 dollari. Per il greggio WTI vale lo stesso discorso. Il prezzo del contratto sul WTI, infatti, è tornato sopra ai 25 dollari al barile per quello che riguarda il future giugno 2020. Il prezzo del contratto di dicembre, invece, è risalito sopra i 30 dollari al barile.
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Rischio supercontango sparito e quindi ricerca degli spazi per lo stoccaggio del greggio non più ossessiva come invece lo era appena poche settimane fa. Ovviamente se c’è meno domanda per gli spazi di stoccaggio, il loro costo è anche sceso. Un esempio su tutti: i noli delle petroliere sono scesi (sempre nel confronto con la fine di aprile) e questo significa che questa opzione per stoccare il greggio è diventata più alla portata di tutti.
Questi due segnali inducono a pensare che lo scenario sia meno negativo rispetto ad alcune settimane fa. Sul mercato oggi l’ossessione delle scorte è meno forte e investire sul petrolio non è più una scelta ad alto rischio.
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Investire sul petrolio: perchè il sentiment è cambiato?
Un cambio così radicale di prospettiva sul prezzo del petrolio è stato possibile solo perchè nuove variabili hanno fatto irruzione andando a modificare il contesto di riferimento. L’incubo delle scorte senza fine è venuto meno grazie all’iniziativa della solita Arabia Saudita che lo scorso 10 maggio ha annunciato che presto avrebbe tagliato ulteriori 1 milione di barili al giorno.
Considerando questo taglio ulteriore, la produzione di petrolio da parte dell’Arabia Saudita scenderà a 7,5 mbg entro giugno. Tale livello, però, rischia di non essere sostenibile arabo così come non lo era quello di 12,3 mbg di aprile. A prescindere da questo limite, quello che conta davvero è il senso di un annuncio che è arrivato al momento giusto come dimostra l’andamento delle quotazioni del greggio.
Per la cronaca la società saudita Saudi Aramco ha deciso di distribuire agli azionisti un acconto trimestrale sui dividendi pari a 18,75 miliardi di dollari. Una notizia positiva anche tenendo conto del fatto che tra gennaio e marzo gli utili sono crollati di un quarto e il free cash flow del colosso petrolifero è arrivato ad appena 15 miliardi di dollari. Anche l’annuncio sul dividendo nonostante i tempi catastrofici è comunque un segnale di fiducia.
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