I titoli della old economy sono quelli più indifesi dinanzi all’emergenza Covid-19. Dopo esserci occupati in un articolo precedente delle azioni e dei settori di mercato vaccinati contro il coronavirus, rivolgeremo ora la nostra attenzione alle azioni che risentono maggiormente dalla pandemia in atto in tutto il mondo.

Secondo uno studio condotto da Taymour Tamaddon, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV – US Large Cap Growth Equity, T. Rowe Price, a soffrire di più per l’emergenza coronavirus sono tutte quelle azioni che in qualche modo sono collegate a quello old economy che è stata toccata solo marginalmente dalla rivoluzione digitale e tecnologica.

L’analisi dell’esperto riguarda le large cap quotate a Wall Street. Tuttavia i risultati raggiunti dall’indagine possono secondo noi essere esportati all’azionariato di tutto il mondo. Ricordiamo che non per forza di cose sei obbligato a comprare azioni per investire in titoli azionari. Se diventare azionista non ti interessa allora puoi provare il più comodo Forex e CFD Trading. In questo secondo caso è importante usare solo i migliori broker ossia gli operatori più affidabili e sicuri. Ad esempio puoi scegliere eToro che, oltre ad offirti la demo gratuita, ti permette anche di fare trading sulle azioni senza commissioni. 

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Azioni migliori e peggiori con coronavirus

Secondo l’esperto, nell’attuale fase di turbolenza, a presentare le valutazioni più elevate sono quelle fasce di mercato che hanno mostrato maggiore resistenza. Questo comportamento è insolito soprattutto se si considera il forte sell-off che continua a caratterizzare i mercati. Il gestore ha affermato che nessuno ha mai assistito a qualcosa di simile. Le ragioni di questo strano movimento non sono certe. Si può ipotizzare che stia crescendo la consapevolezza che a subire le conseguenze peggiori della crisi economica creata da Covid-19 possano essere le aziende della old economy.

Volendo tirare le somme ad oggi i titoli che hanno performato meglio sono tutti quelli che presentano flussi di cassa consistenti, alta crescita, forte stabilità e valutazioni elevate. Small Cap Usa con valutazioni basse e rischi di ribasso hanno invece registrato le performance peggiori.

Un esempio di large cap americana che ha retto bene l’emergenza è Amazon. Il noto e-commerce ha mostrato di essere perfettamente in grado di adattarsi ai nuovi contesti dando priorità massima alla vendita dei beni di prima necessità. Amazon è tra le azioni preferite dal gestore al pari di Alphabet, Visa e Facebook.

T. Rowe Price, inoltre, conferma la view positiva anche sulle prospettive dei servizi sanitari con particolare attenzione alle aziende che operano nel segmento managed care.

Più in generale, concludono gli esperti, il coronavirus ha indotto a procedere ad un riesame dell’outlook della domanda per i beni e i servizi offerti dalle diverse società. L’analisi condotta ha riguardato gli effetti dell’emergenza. Ad esempio nel segmento travel è ovvio che il crollo della domanda abbia avuto un impatto significativo sulla generazione dei flussi di cassa. Il risultato è che i bilanci delle società del settore viaggi sono finiti ancora più sotto pressione.

Azioni Large Cap Usa e post crisi

In un successivo report pubblicato a inizio maggio, Julian Cook, Portfolio Specialist – US Equities, T. Rowe Price, ha posto l’accento sulle domande che bisognerebbe farsi per immaginare il futuro post Covid-19 delle Large Cap Usa

Le 5 domande da porsi corrispondono ad altrettanti aspetti da considerare per capire dove conviene investire:

  • Cosa accadrà alle PMI: è possibile che, grazie agli stimoli governativi molte PMI riescano a sopravvivere come è anche possibile che, a seguito della crisi, nascano nuove aziende. La storia dimostra che chi perde il posto di lavoro (e in tanti lo stanno perdendo in questi mesi), tende a mettersi in proprio piuttosto che tornare ad essere dipendente.
  • Quali saranno i cambiamenti nei budget IT: fermo restando una view costruttiva sul settore del ‘Software-as-a-Service’, il gestore sta ponendo domande ben precise ai CFO delle società del comparto digital: cosa avete già tagliato? Cosa state pensando di tagliare? Quali spese invece taglierete solo come ultima opzione?
  • Quali saranno le conseguenze del rinvio delle procedure sanitarie non di emergenza: il coronavirus ha dimostrato che l’assenza di flessibilità nei modelli di business degli ospedali è una sfida. Molti CFO gli ospedali hanno segnalato un incremento dei costi a fronte di un calo dei ricavi. E’ chiato che questa situazione è insostenibile per molte strutture sanitarie. Se dovessero arrivare i giusti stimoli e le strutture ospedaliere hanno liquidità a disposizione, si può registrare un rimbalzo dei fornitori che meglio posizionati.
  • Quali saranno gli effetti sui consumatori: la domanda in questo caso è semplice perchè si tratta di chiedersi cosa cercheranno i consumatori una volta passata la crisi.
  • Sono presenti opportunità di fine/inizio ciclo nel settore industriale: anche se sono poche, sono comunque presenti numerose società che si stanno aiutando da sole in questa fase delicata. Secondo il gestore queste società sono da tenere sotto controllo. 

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