La Federal Reserve aumenterà o no i tassi di riferimento nel 2020? Mentre gli investitori si dividono su questa ipotesi tra chi ritiene che ci possa essere un incremento del costo del denaro e chi invece affermare che i tassi FED resteranno invariati e quindi uguali ad oggi, John Bellows, Portfolio Manager di Western Asset, affiliata Legg Mason, ha spiegato i motivi per cui un rialzo dei tassi di riferimento da parte della Federal Reserve nel corso dell’anno corrente sia praticamente da escludere.

L’analista ha ricordato come nel 2019 la Federal Reserve abbia praticamente sorpreso i mercati decidendo di tagliare i tassi di riferimento non una volta ma per ben tre volte consecutive. Il taglio del costo del denaro è avvenuto nonostante il buon andamento dell’economia Usa. Secondo l’esperto i tagli dello scorso anno hanno dimostrato che l’inflazione svolge un ruolo centrale nelle decisioni di politica monetaria americana.

Proprio il focus sull’inflazione ha spinto la FED a puntare su una strategia di compensazione. In pratica la Federal Reserve sta provando a bilanciare periodi di inflazione inferiore al 2 per cento con fasi in cui la stessa inflazione supera invece questo livello. Una simile strategia pretende che l’asta su futuri rialzi sia fissata decisamente in alto.

Lo scorso anno vari analisti hanno messo sul tavolo spiegazioni tra loro molto diverse sul perchè la FED avesse deciso di tagliare per ben tre volte i tassi di riferimento. Alcuni esperti hanno parlato di tagli di assicurazione e non di reazione dinanzi all’oramai evidente rallentamento dell’economia globale.

Per l’esperto Legg Mason queste spiegazioni non sono convincenti anche perchè sono gli stessi fatti a testimonare che il legame tra inflazione e riduzione dei tassi sia diventato sempre più stretto.

L’ultima volta che la FED ha tagliato i tassi di riferimento lo scorso anno è stato nel board di ottobre. In quella circostanza è stato evidente che a spingere la Federal Reserve a tagliare i tassi sia stata sol la crescente preoccupazione per la bassa inflazione.

Fin qui il bilancio su quanto avvenuto alla politica monetaria americana nel 2019. E per il 2020 cosa c’è da attendersi? E’ evidente che l’attenzione all’andamento dell’inflazione condizionerà anche le scelte sui tassi della banca centrale Usa nell’anno appena iniziato. Secondo alcuni analisti non è da escludere che la FED adotti nel 2020 la già citata politica di compensazione. Tuttavia non sono ancora noti i dettagli operativi.

Ad ogni modo per l’affiliata Legg Mason è un errore aspettarsi un annuncio ufficiale da parte della FED prima di includere la strategia di compensazione all’interno delle proprie considerazioni per il 2020. Alcuni segnali lasciano intendere che Powell possa già aver adottato questo approccio. Nei suoi ultimi discorsi il presidente della FED ha affermato che per aumentare i tassi di rifermento ci deve essere un incremento dell’inflazione. Quindi senza aumento dell’inflazione non ci sarà alcun incremento dei tassi di riferimento.

Alla luce di tali affermazioni si può prospettare un aumento dei tassi solo nel caso in cui il PCE si attesti ad oltre il 2,2 per cento per un periodo di tempo di almeno un semestre. Ma poichè la volatilità annuale del PCE core negli ultimi 20 anni è stat di appena lo 0,6 per cento, si può affermare che, in base ai trend attuali, ci sia una probabilità inferiore al 7,5 per cento per la quale i criteri di Powell possano essere soddisfatti.

In altre parole è improbabile che la FED alzi i tassi nel 2020 visto e considerato che è quasi impossibile che l’inflazione Usa possa superare la soglia del 2 per cento annuo.

In conclusione: i tre tagli della FED che sono avvenuti nel 2019 hanno sorpreso coloro i quali pensavano (e di questo erano certi) che la politica monetaria americana sarebbe stata influenzata e determinata solo dall’andamento nel tempo del tasso di disoccupazione. Indietro non si tornerà neppure nel 2020.

A differenza di quanto hanno fatto molti investitori, Western Asset lo scorso anno è stata in grado di posizionarsi in modo corretto rispetto alle azioni e alla strategia della Federal Reserve. Questo è avvenuto perchè la casa di analisi ha capito che il focus dellas Federal Reserve non sarebbe stato rivolto ai temi tradizionali ma bensì all’inflazione (è stata questa la vera novità del 2019).

Per quello che riguarda il 2020 gli analisti ritengono che le possibilità di un rialzo dei tassi di riferimento sono decisamente bassi. E per quello che riguarda lo scenario inverso ossia un nuovo taglio dei tassi di riferimento? Secondo Legg Mason questo scenario non è assolutamente da escludere. Soprattutto se l’inflazione degli Stati Uniti dovessere restare al di sotto del 2 per cento allora la Federal Reserve potrebbe decidere di scendere nuovamente in campo e tagliare il costo del denaro.

In termini di probabilità, quindi, è lo scenario che vede la FED tagliare i tassi quello prevalente.

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