Il vertice OPEC di dicembre è oramai alle porte. A partire da domani 5 dicembre si riunirà a Vienna l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio. Sul tavolo del summit ci sarà il mantenimento degli attuali livelli di produzione del greggio. Indipendentemente da quelle che saranno le decisioni dell’OPEC, le ripercussioni sull’andamento della quotazione petrolio saranno inevitabili.

Ovviamente la direzione che il greggio prenderà sarà legata all’esito del summit. Oggi, in vista dell’avvio della riunione tra i paesi produttori di petrolio, il prezzo del greggio segna un rialzo molto pronunciato. Mentre è in corso la redazione del post, infatti, l’oil in versione WTI registra un aumento dell’1,64 per cento a quota 57 dollari al barile mentre la quotazione petrolio in versione Brent segna una progressione dell’1,81 per cento a 61,82 dollari al barile.

Secondo le previsioni della vigilia, gli scenari possibili sono tre, tutti validi.

Il primo scenario possibile prevede la conferma degli attuali livelli di produzione. In pratica l’OPEC non adotterebbe alcun cambiamento nelle sue strategie in essere e quindi non ci sarebbero altri tagli nè verrebbe allungato il termine di implementazione delle attuali politiche. Secondo gli analisti, ad oggi, la conferma dello status quo è lo scenario in assoluto meno probabile.

Se non ci dovessero essere novità sulla politiche petrolifere il prezzo del Brent e quello del WTI potrebbero crollare rispetto ai valori attuali. L’analista Bjørnar Tonhaugen, head of oil market research della Rystad Energy, ritiene che nel caso in cui l’OPEC non dovessere estendere i tagli in essere o quantomeno la validità dell’accordo, la quotazione petrolio crollerebbe fino a 40 dollari al barile nel 2020. Dal punto di vista operativo, se l’OPEC dovesse decidere di lasciare tutto come è, l’approccio da seguire sarebbe di tipo short (ad oltranza).

Il fatto che questo scenario vada a determinare un crollo delle quotazioni petrolifere non significa che i traders debbano guardare ad altri asset. Grazie al CFD Trading, infatti, gli investitori possono guadagnare anche con un un calo del prezzo del greggio.

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Il secondo scenario possibile è opposto al primo poichè prevede l’aumento dei tagli rispetto a quelli attuali. L’intesa ad oggi in vigore prevede un taglio della produzione pari a 1,2 milioni di barili di greggio al giorno. Secondo gli analisti di JP Morgan non è escluso che la riunione OPEC di domani e venerdì 6 dicembre possa decidere di portare il taglio a 1,5 milioni di barili al giorno. Se così dovesse essere il prezzo del petrolio imboccherebbe la strada del rialzo. In pratica il secondo scenario è opposto al primo anche per quello che riguarda gli esiti. In caso di taglio della produzione, la quotazione petrolio salirebbe. Del resto le prime avvisaglie si sono avute nei giorni scorsi. Le indiscrezioni di stampa sulla possibile decisione dell’OPEC di incrementare i tagli alla produzione di oil hanno già determinato un balzo delle quotazioni petrolifere.

Il terzo e ultimo scenario prevede l’allungamento dell’accordo attuale. In pratica l’ipotesi contempla una conferma dell’attuale ammontare dei tagli alla produzione con posticipazione della scadenza del provvedimento. A sostere questa terza opzione sono gli analisti di Goldman Sachs secondo i quali i tagli in vigore potrebbero essere prorogati ad oltre il marzo 2020 (termine di scadenza previsto). Secondo Goldman Sachs la nuova scadenza potrebbe essere fissata per giugno 2020. Nel caso in cui si dovesse realizzare questo scenario, il prezzo del greggio potrebbe subire un rialzo.

Per capire quali saranno le decisioni OPEC nel summit di dicembre, l’ultimo del 2019, non resta da fare altro che attendere venerdì 6 dicembre quando la riunione tra i produttori (poi estesa ai membri esterni) si concluderà con la conference call finale.

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