Ha ancora senso parlare di rapporto diretto tra l’andamento delle quotazione petrolio e quello dei prezzi delle azioni petrolifere? In passato non vi erano dubbi sulla risposta da dare a questa domanda poichè le oscillazioni del prezzo del petrolio influenzavano direttamente i titoli petroliferi. Ed oggi, è ancora valido questo discorso?

Secondo Mina Shankar, Analyst Multi-Asset Investments, Schroder, il settore energetico Usa è formato da una serie di società upstream come Exxon e Chevron. Tali colossi operano principalmente nel segmento dell’esplorazione e della produzione di oil. Società come quelle citate preentano margini di profitto molto connessi all’andamento del prezzo del greggio. E’ appunto per questo motivo che l’analista si attende che anche i due mercati siano in stretto contratto tra loro.

Questo in teoria. Nei fatti, negli ultimi tre anni c’è stata una rottura del rapporto di diretta dipendenza prezzo petrolio- andamento quotazioni petrolifere. Infatti il greggio dopo aver raggiunto il suo minimo nel primo trimestre 2016, ha messo a segno un rialzo di 21 dollari al barile. Tutto questo è avvenuto mentre le azioni del settore oil hanno invece sottoperformato del 12 per cento nel confronto con l’andamento generale dell’S&P 500. Tutto questo lo si può visionare grazie al grafico sottostante. 

Cosa è avvenuto e perchè il prezzo del petrolio e le quotazioni delle azioni petrolifere non si muovono più nella stessa direzione? Secondo l’analista per definizione il prezzo del greggio è influenzato da domanda e offerta. A differenza del passato, i rialzi che i titoli oil registrano quando il prezzo del petrolio sale sono più bassi rispetto a quelli che avvengono nel caso in cui la quotazione oil scende. 

L’impressione che si ha è che il mercato azionario non abbia fiducia nella sostenibilità dei prezzi del petrolio. 

Secondo l’analista oggi il settore energetico presenta valutazioni basse che possono essere misurate mediante il rapporto Price to Book (P/B). Questo indicatore viene calcolato dividendo il prezzo del titolo di una società per il suo valore contabile per azione. Oggi il rapporto P/B è al livello più basso dell’ultimo trentennio. 

Tuttavia gli utili delle società petrolifere sono bassi e questo spiega il perchè ci siano valutazioni così contenute.

Dinanzi a tale situazione le probabilità di assistere ad un miglioramento degli utili non sono promettenti. In sintesi poichè gli investitori puntano su società che sono quantomeno interessanti per quello che riguarda gli utili e poichè il sentiment di mercato degli energetici è negativo, ecco spiegato il motivo per cui nel 2019 è in atto un aumento dei deflussi dal settore. 

Mentre nel 2013 il settore oil aveva un peso del 10 per cento sull’S&P 500, oggi non arriva neppure al 5 per cento. L’impressione, conclude l’analista, è che in tanti si stiano dimenticando del settore dell’energia. A questo punto anche un cambio radicale delle performance non basterebbe a spingere gli investitori ad investire sui titoli petroliferi. 

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