Il 2019 sarà l’anno dei beni rifugio. Su quella che un tempo era solo una possibilità, ora non sembrano esserci più dubbi. Del resto sono gli stessi dati a dimostrare che il rally della quotazione oro e il rialzo del prezzo dell’argento (più contenuto) non hanno alcuna intenzione di cessare. Proprio oggi ho analizzato l’andamento del prezzo dell’oro evidenziando i motivi per cui le quotazioni del metallo giallo non possono che aumentare come affermo in questo post. Sono le condizioni stesse del contesto macro ad aver reso inevitabile un aumento dell’appeal dei beni rifugio.
Sull’argomento è intervento anche Aneeka Gupta, Associate Director, Research di WisdomTree. L’analista ha usato un’espressione precisa per far capire perchè il rally dei beni rifugio sarà uno dei grandi fatti del 2019. L’esperto ha parlato di ciclo di reazioni negative alla base del possibile ulteriore aumento di oro e argento. Tale ciclo è formato dalla convergenza tra politiche monetarie della Federal Reserve e guerra commerciale Usa-Cina.
Secondo l’analista la decisione di Trump di alzare i dazi sui rimanenti 300 miliardi di dollari di merci cinesi con decorrrenza 1 settembre, ha tramortito gli investitori. Ebbene tale annuncio è arrivato il giorno dopo il summit del Fomc della FED del 31 luglio. La Federal Reserve ha aumentato i tassi di riferimento e il presidente del board Jay Powell ha lanciato chiari segnali sul fatto che non ci potrebbero essere altri tagli. Il governatore ha citato proprio la guerra commerciale Usa Cina come uno dei motivi per cui il board ha deciso di tagliare il costo del denaro.
Come noto, a seguito della decisione americana di introdurre nuovi dazi, la Cina ha reagito con la svalutazione dello Yuan che, a sua volta, è stata molto criticata da Trump.
In questo contesto, ha evidenziato Gupta, è ovvio che l’oro si sia rilanciato come bene rifugio per eccellenza. A conferma di questa crescente consapevolezza c’è lo stesso posizionamento dei futures speculativi netti sui futures dell’oro che ammontano a ben 292.847 contratti. Secondo l’esperto questo dato rappresenta molto di più di una deviazione standard rispetto a quella che è la media quinquennale (dati della Commodity Futures Trading Commission). A suggerire che l’appeal dei beni rifugio sia destinato a restare alto anche i dati sugli acquisti netti delle banche centrali che, nel primo semestre dell’anno, sono stati pari a 374,1 tonnellate, ben il 57 per cento in più rispetto al’anno precedente (oltre il doppio).
La morale dell’analisi di Gupta sui beni rifugio è che anche nel secondo semestre dell’anno oro e argento godranno di molta visibilità.
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