Il crollo del prezzo del petrolio inizia ad indisporre alcuni tra i paesi maggiori produttori di greggio. In particolare l’Arabia Saudita avrebbe manifestato crescenti segnali di insoddisfazione verso il mancato contenimento della caduta del greggio. E’ proprio da ricercare in questo retroscena il tentativo di recupero che il prezzo del greggio ha recentemente avviato. 

Questa mattina la quotazione petrolio, reduce dalla terribile giornata di ieri, sembra aver imboccato la strada del rimbalzo. Il problema è quello di stabilire l’effettiva capacità del greggio di invertire la tendenza ribassista. Mentre è in corso la redazione del post, il petrolio WTI registra una progressione del 3,09 per cento a quota 52,67 dollari al barile mentre il greggio in versione Brent segna un rialzo del 2,77 per cento a quota 57,80 dollari al barile. Sia nel caso del contratto sul Brent che per quanto riguarda il contratto sul WTI, i dati di oggi sembrano essere distanti anni luce da quelli di ieri. Appena 24 ore fa, infatti, il prezzo del petrolio era in caduta libera. 

Francamente in pochi avrebbero scommesso ieri pomeriggio sulla capacità della quotazione del greggio di arrestare il ribasso. Questo perchè proprio nella seconda metà della giornata di ieri erano stati diffusi i dati era stati diffusi i dati EIA sulle scorte di petrolio in Usa. Il market mover aveva registrato un aumento di 2,385 milioni di barili contro il calo di 2,845 milioni di barili che era stato pronosticato dagli analisti nel consensus. Teoricamente un incremento delle scorte di greggio Usa avrebbe potuto allargare il ribasso delle quotazioni oil WTI e Brent. Questo non solo non si è verificato ma anzi il prezzo del petrolio ha ripreso a salire.

Questo andamento non è stato casaule. A bloccare il crollo del greggio e ad invertire la rotta delle quotazioni è stato un report degli analisti di Bloomberg secondo il quale l’Arabia Saudita sarebbe scesa in campo con pressioni sugli altri paesi produttori al fine di arrivare ad un taglio dei livelli di offerta. 

Il senso di quanto avvenuto è molto chiaro: i sauditi non accettano che i prezzi del greggio si indeboliscano eccessivamente e sono pronti a scendere in campo. Il report di Bloomberg non fa riferimento all’entità della proposta dei sauditi. Quello che èerò è certo è che Riad non è assoluramente più disposta a stare a guardare mentre Brent e WTI registrano cali sempre più forti. Evidentemenet ad un mercato in pena questo è bastato. 

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