Il prezzo del petrolio non riesce a ripartire e apre in ribasso anche la nuova settimana. Il ritorno delle vendite, con cali anche superiori al punto percentuale, pone fine al tentativo di recupero che le quotazioni del greggio avevano avviato negli ultimi giorni dopo il grande tracollo della scorsa settimana. Il persistere di una situazione di debolezza è sintomatico del fatto che gli investitori continuano ad essere molto preoccupati per l’andamento della domanda globale.
Mentre è in corso la scrittura, il prezzo del greggio in versione WTI segna un ribasso dello 0,68 per cento a 55,28 dollari al barile mentre il greggio in versione Brent è in calo dello 0,74 per cento a quota 61,43 dollari al barile.
Le forti vendite sui future sul greggio alimentano le preoccupazioni di investitori e traders che non a caso oggi si chiedono quali sono i motivi del nuovo ribasso della quotazione petrolio. Una domanda ad essa collegata può anche riguardare il perchè il prezzo del petrolio non riesce a salire in modo netto ma anzi continua a restare sotto pressione.
I motivi pr cui la quotazione petrolio oggi affonda sono riconducibili alle nuove tensioni commerciale tra Usa e Cina. Rispetto alla settimana scorsa, quindi, non c’è nulla di nuovo con il contesto di riferimento che continua ad essere sempre lo stesso. La guerra dei dazi tra Usa e Cina, quindi, continua ad essere la prima causa del crollo del petrolio. Prima non sognifica unica e infatti, secondo molti analisti, il ribasso delle quotazioni del greggio potrebbe essere sostenuto anche dai nuovi dati macro sull’export dagli Usa. Le esportazioni di petrolio dagli Stati Uniti hanno infatti fatto registrare un aumento di 260.000 barili al giorno nel mese di giugno. L’incremento ha fatto si che il dato finale relativo al mese di giugno salisse ad un record mensile di 3,16 milioni di bpd.
E’ interessante notare che il ritorno dei timori su una guerra commerciale Usa Cina più estesa rispetto a quella attuale, non hanno avuto come effetto solo il calo del prezzo del greggio. Al deprezzamento delle quotazioni petrolio, infatti, è anche corrisposto un crollo delle borse asiatche ai livelli minimi da oltre 6 mesi. Tutto questo mentre, sul fronte opposto, la quotazione oro ha ripreso a crescere.
Altrettanto interessante mettere in rilievo il fatto che le tensioni commerciali siano nuovamente preponderanti rispetto a quelle geopolitiche. La notizia del sequestro di una petroliera straniera da parte dell’Iran, non ha determinato alcuna accelerazione del greggio.
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