Può sembrare strano che in un momento in cui il prezzo del petrolio sia in piena fase rialzista, si parli di possibile crollo della quotazione del greggio ma l’essere consapevoli di tutti gli scenari possibili è sempre stato il segreto del successo di ogni buon investimento. E’ per questo motivo che il report sulle previsioni petrolio redatto dalla Banca Centrale Russa va seriamente preso in considerazione.
La massima istituzione monetaria russa ha elaborato una lunga analisi in cui si analizzano le prospettive del prezzo del petrolio in presenza di scenari avversi. In pratica i banchieri centrali russi hanno determinato (ovviamente basandosi su modelli teorici) di quanto potrebbe crollare la quotazione petrolio se lo scenario di riferimento dovesse peggiorare. La prospettiva della Banca Centrale Russa è quella peggiore in assoluto e, come tutti gli scenari più pessimistici, rappresenta una sorta di situazione limite che ha ben poche probabilità di concretizzarsi.
Mentre la quotazione petrolio si conferma su livelli alti (mentre è in corso la scrittura del post il greggio WTI registra un calo dello 0,14 per cento a 57,66 USD/barile mentre il contratto sul Brent è in ribasso dello 0,22 per cento a 64,64 dollari al barile) è quindi utile tenere in considerazione anche quello che potrebbe avvenire se ci dovesse essere un peggioramento marcato del sentiment.
Ecco quindi la previsione della Banca Centrale Russa: il prezzo del petrolio crollerà a 20 dollari al barile nel periodo compreso tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 se il rischio di un rallentamento economico globale dovesse segnare un ulteriore e forte incremento. A spiegare quelle che sono le caratteristiche di questo scenario avverso sono gli stessi esperti della Banca Centrale Russa. Il contesto peggiore delineato dai banchieri centrali russi è caratterizzato da un rallentamento ciclico con una lunga ripresa ma anche da una maggiore volatilità nei mercati finanziari globali e da una forte diminuzione della propensione al rischio. Lo scenario peggiore per il prezzo del petrolio tra fine 2019 e inizio 2020 incorpora anche una forte flessione della domanda di energia nel mondo. Secondo la Banca Centrale Russa se si dovesse registrare una scenario di questo tipo, la quotazione petrolio nella fase più acuta della crisi potrebbe scendere a 20 dollari la barile.
Il momento più cupo per il prezzo del petrolio potrebbe poi essere seguito da una fase di rilancio che l’autorità monetaria moscovita colloca dopo i primi mesi del 2020. In quel momento, infatti, la quotazione petrolio dopo il grave crollo a 20 dollari potrebbe cercare e trovare un assestamento a 35 dollari al barile. Ovviamente anche una simile quotazione sarebbe un dramma e infatti un prezzo del greggio così basso sarebbe il frutto del possibile deterioramento della funzione di coordinamento in seno al gruppo OPEC+.
Nello scenario peggiore elaborato dalla Banca Centrale Russa, l’ultimo step alla base del crollo delle quotazioni del greggio è rappresentanto dal forte aumento della produzione di petrolio al di fuori dell’OPEC.
Ricapitolando: forte crisi economica globale, crollo della domanda, dissidi nell’OPEC+, aumento della produzione extra OPEC e crollo del petrolio tra i 20 e i 35 dollari al barile.
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