Neppure 24 ore dopo il forte ribasso che le quotazioni del petrolio hanno registrato, per il greggio è arrivato il momento del rimbalzo. Mentre è in corso la scrittura del post, il petrolio in versione WTI registra un apprezzamento del 2,62 per cento a quota 52,48 dollari al barile mentre il contratto sul Brent avanza del 2,93 per cento a quota 61,73 dollari al barile. 

Ieri pomeriggio, dopo la diffusione dei dati sulle scorte di greggio, la quotazione del WTI con consegna febbraio era scivolata fino a 52 dollari al barile, il 2,4 per cento in meno rispetto alla precedente indicazione. Il ribasso registrato ieri e poi rientrato oggi era stato ispirato proprio dalla sorpresa per l’aumento delle scorte di petrolio Usa nell’ultima settimana. L’EIA (Energy Information Administration) aveva reso noto che nell’Ottava chiusa l’8 giugno, gli stock di greggio Usa avevano registrato un aumento di 2,2 milioni di barili.

Considerando che il dato precedente aveva evidenziato un aumento di 6,8 milioni di barili, gli analisti ritenevano che nella settimana all’8 giugno ci sarebbe stato un calo delle scorte di greggio di 1 milione di barili. Alla luce di queste stime (disattese) si può affermare che il dato sulle scorte di petrolio negli Stati Uniti abbia stracciato quelle che erano le previsioni. 

Il rialzo della quotazione petrolio oggi, comunque, non deve trarre in inganno. Il ritorno del verde, infatti, è puramente fisiologico visto e considerato che il contesto di fondo continua ad essere negativo. In particolare gli investitori non hanno ancora smaltito lo shock provocato dalle recenti parole del ministro dell’Energia della Federazione Russa, Alexander Novak, secondo il quale, essendo in presenza di una situazione di sovraproduzione, è possibile che nel futuro il prezzo del petrolio possa crollare anche a 40 dollari al barile se non addirittura a…30 dollari al barile. Forte del suo ruolo di paese guida degli stati alleati all’OPEC, la Russia ha affermato che, nel vertice OPEC in agenda a luglio, sia necessario arrivare ad un accordo condiviso ed equilibrato che possa scongiurare il crollo del prezzo del petrolio a 30 dollari al barile. 

Il rischio che il prezzo del petrolio possa scendere a livelli così bassi, ha poi precisato il russo Novak, è intimamente legato alla situazione del mercato nel secondo e terzo trimestre 2019. Bilanciamento tra la domanda e l’offerta di petrolio nonchè novità sulla guerra commerciale Usa-Cina sono i due elementi catalizzatori maggiormente in grado di condizionare l’andamento del greggio. 

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