Quanto avvenuto ieri al prezzo del petrolio non può essere considerato solo un crollo ma un vero e proprio tracollo. A dirlo sono gli stessi numeri del ribasso con il greggio WTI che è sceso vicino ai 57 dollari al barile e il prezzo del petrolio Brent che invece ha registrato una flessione fino a 57 dollari al barile. Complessivamente nella giornata di ieri la quotazione petrolio ha subito un crollo del 6,7 per cento scendendo ai minimi da inizio anno.

Sul breve termine, quindi, il tracollo del prezzo del greggio che si è verificato ieri può essere definito storico. Dal punto di vista tecnico, visto i livelli al ribasso che sono stati raggiunti neppure 24 ore fa, è possibile che il petrolio oggi 24 maggio possa mettere a segno anche un rimbalzo che, comunque, sarebbe solo di tipo fisiologico. La tendenza, quindi, resta negativa. Mentre è in corso la redazione del post, il prezzo del WTI registra un rialzo dell’1,07 per cento a quota 58,53 dollari al barile mentre il contratto sul Brent è in rialzo dello 0,94 per cento a quota 68,4 dollari al barile. Il fatto che ieri siano caduti due supporti molto importanti come la media mobile a 50 giorni e la media mobile a 200 giorni, lascia prospettare che la sofferenza per la quotazione petrolio non sia ancora finita. 

Ovviamente una delle domande più gettonate a partire da ieri pomeriggio è stata la seguente: perchè il prezzo del petrolio crolla? Un sell-off così forte era quasi inatteso visto e considerato che i tanti motivi di tensione nel Medio Oriente suggerivano un avanzamento delle quotazioni dell’oro nero e non certo un ribasso. 

Ebbene il tracollo del prezzo del greggio è stato causato da un evento “inatteso” ossia il passaggio in secondo piano delle preoccupazioni sulla situazione in Medio Oriente e l’emergere, con forza, del rischio recessione globale. Sono state quindi le paure sulla crescita dell’economia mondiale a scatenare le vendite sul petrolio. In pratica la fonte di preoccupazione si è spostata, con esito antitetico, dal lato dell’offerta al lato della domanda. I problemi dell’offerta (tensioni in Medio Oriente, Iran, crisi del Venezuela) sono completamente passati in secondo piano.

Parlare di problemi nella domanda significa fare riferimento alla guerra commerciale Usa-Cina. Lo scontro tra le due potenze, aumentato di intensità dopo un lungo periodo di tregua, alimenta il rischio che il mondo vada verso una fase di recessione prolungata. Secondo Bank of America è possibile che gli speculatori stiano iniziando a chiudere le posizioni rialziste aperte se il rischio di una recessione in Usa aumenti ancora. 

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