Nonostante l’altissima tensione che si respira in Medio Oriente, il prezzo del petrolio resta stabile e non registra forti balzi in avanti. Questa situazione non è sfuggita agli analisti anche perchè, solitamente, ovviene la reazione opposta ossia ad un intensificarsi delle tensioni nel Vicino Oriente, corrisponde un boom per il prezzo del greggio.

Mentre è in corso la scrittura del post le indicazioni che arrivano dalla quotazione petrolio sono le seguenti: Brent in rialzo dello 0,74 per cento a 72,3 dollari al barile e WTI in aumento dello 0,73 per cento a quota 62,47 dollari al barile. Le quotazioni dell’oro nero sono si in aumento ma francamente ci si attendeva di più considerando il fatto che da alcuni giorni si parla apertamente di un possibile attacco degli Stati Uniti contro le milizie sciite presenti in Iraq. 

La situazione in Medio Oriente sembra aggravarsi di ora in ora andando ad incrementare lentamente quello che dal punto di vista finanziario viene definito come premio geopolitico. La decisione degli Stati Uniti di inviare nel Golfo Persico portaerei e cacciabombardieri e la successiva mossa con al quale gli Usa hanno deciso l’immediata evacuazione di tutto il personale dall’Iraq sono segnali di allarme che, almeno per ora, non hanno però provocato una impennata del prezzo del greggio.

Molto probabilmente se fino ad oggi non c’è stato alcun rally del prezzo del petrolio nonostante tanti segnali lascino intendere un possibile ulteriore aggavamento della situazione in Medio Oriente, è perchè ad avere monopolizzato l’attenzione degli investitori è il ritorno della guerra commerciale Usa-Cina. La rottura della tregua nello scontro sui dazi ha quindi fatto passare in secondo piano il fatto che nel Vicino Oriente sia in corso di caricamento una potenziale bomba ad orologieria. Attenzione perchè, come è tipico di questi casi, potrebbe essere sufficiente un leggero ulteriore aggravamento della situazione in Medio Oriente per far schizzare il prezzo del petrolio molto ad di sopra di quelle che sono le attuali quotazioni. 

Gli ingredienti per far salire in modo significativo il prezzo del petrolio ci sono tutti: l’export dell’Iran, con l’entrata in vigore delle nuove sanzioni Usa, è crollato ai minimi da settembre 2013 e potrebbe anche precipitare presto ai minimi della guerra contro l’Iraq del 1980. Non solo. A questo bisogna poi aggiungere che la produzione di greggio da parte del disastrato Venezuela è calata del 70 per cento a causa dell’aggravarsi delle tensioni interne. Se in questa situazione esplosiva dovesse fare irruzione anche l’attacco degli usa contro milizie sciite in Iraq, allora gli esiti potrebbero essere drammatici. Attenzione a cogliere i segnali per non farsi trovare impreparati perchè nelle ultime ore anche Germania e Olanda hanno deciso per l’evacuazione del loro personale dall’Iraq. 

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