Prezzo petrolio in evidenza in questa Ottava condizionata dalle festività pasquali. La decisione di Trump di non rinnovare la deroga che era stata concessa all’Iran sulle esportazioni di petrolio ha messo le ali alla quotazione del greggio. Mentre è in corso la scrittura del post, il prezzo del petrolio in versione WTI registra un rialzo dello 0,76 per cento a quota 66,05 dollari al barile mentre la quotazione del greggio in versione Brent segna una progressione dello 0,63 per cento a 74,5 dollari al barile. E’ molto probabile che nei prossimi giorni il rialzo della quotazione petrolio possa proseguire anche perchè, in questa vicenda iraniana, c’è già una data destinata ad entrare nella storia: il 2 maggio. Il giorno successivo alla festa dei Lavoratori, infatti, scadrà la deroga all’export di greggio che Teheran si era vista risconoscere dagli Stati Uniti nei mesi scorsi. Quando la deroga verrà meno, ossia tra meno di 10 giorni, le esportazioni di petrolio dall’Iran saranno praticamente azzerate e il regime teocratico che governa la vecchia Persia perderà quella che ad oggi è la sua principale fonte di guadagno.
Lo stop all’export di greggio iraniano potrebbe però avere un effetto più psicologico che reale, perlomeno dal punto di vista dell’offerta globale di petrolio. La deroga che gli Stati Uniti avevano concesso fissando come data limite il 2 maggio 2019, infatti, riguardava appena 9 paesi tra i quali anche l’Italia. In realtà però, Roma, assieme alla Grecia e a Taiwan (altri due paesi beneficiari della deroga) aveva già stoppato le importazioni di petrolio dall’Iran. In pratica ad avvelersi fino alll’ultimo della deroga saranno solo Cina, India, Giappone, Corea del Sud e Turchia. Se questi paesi continueranno ad importare petrolio dall’Iran anche dopo il 2 maggio, andranno incontro a pesanti sanzioni. E’ proprio per questo motivo che molti analisti ritengono che dopo il 2 maggio l’afflusso di greggio dell’Iran sia destinato ad annullarsi. Effetti a lungo termine sull’andamento della quotazione petrolio sono da escludersi anche perchè l’Iraq, da parte sua, ha già fatto sapere di essere pronto a ad incrementare la sua offerta. Anche gli Stati Uniti potrebbero aumentare la loro offerta agendo di concerto con l’Arabia Saudita. Insomma, a pochi giorni dalla scadenza della proroga, l’impressione è che tutto possa essere gestito nel migliore dei modi.
Prezzo del petrolio previsto in rialzo nel breve termine e stabile sul lungo periodo, quindi.
Intanto lo stop alla deroga concessa dagli Usa all’export di greggio iraniano rischia di avere degli effetti anche sulle azioni italiane del settore oil. Tra i titoli da tenere in debita considerazione su Borsa Italiana oggi c’è Eni. Il prezzo delle azioni del Cana a Sei Zampe potrebbe beneficiare dell’aumento del prezzo del petrolio. Eni non dovrebbe invece avere problemi a seguito della mossa di Trump. Il Colosso italiano, infatti, ha precisato di non essere presente da molto tempo Iran e di non avere effettuato alcuna attività durante i mesi oggetto della proroga. In pratica le azioni Eni dovrebbero solo trarre profitto dalle implicazioni positive della notizia.
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