Se si guardano i precedenti storici sul crollo dei rendimenti obbligazionari non si può non avere paura. Correva l’anno 2007 quando il crollo dei rendimenti dei bond Usa fu il primo atto della più grave crisi finanziaria dell’ultimo decennio. E’ in considerazione di questo precedente che gli investitori guardano con vero e proprio terrore a quanto avvenuto lo scorso venerdì sul mercato obbligazionari Usa. L’inversione delle curva dei rendimenti è stata interpretata come il primo segnale di imminenti, e più gravi, problemi. Ebbene, a distanza di pochi giorni da questo venerdì di fuoco, nuovi preoccupanti segnali sono arrivati oggi. Dopo l’inversione della curva dei Treasury USA, sono i rendimenti obbligazionari di tutto il mondo a registrare pesanti ribassi. A crollare, nelle ultime ore, sono stati i rendimenti dei bond australiani e quelli dei bund tedeschi. In pratica oggi non c’è più un unico segnale che potrebbe far pensare al peggio ma ci sono tantissimi indizi che, da ogni parte del mondo, sembrerebbero suggerire l’avvio di una profonda fase di recessione mondiale. I bond oggi sono diventati il termometro che misura il livello di rischio e la crescente paura che soffia ai quattro angoli del mondo. 

L’ultimo indizio sul rischio recessione è arrivato poche ore fa ancora una volta dagli Usa. La curva dei rendimenti dei bond americani ha accentuato ancora di più la sua inversione con i rendimenti dei bond Usa a 10 anni che sono precipitati in area 2,34 per cento, livello minimo degli ultimi 15 mesi. 

Neppure l’Asia sembra salvarsi da quella che è oramai una tendenza globale. Le borse asiatiche hanno registrato pesanti ribassi nel momento in cui ha iniziato ad imporsi il sospetto che, a causa del rischio recessione globale, possa esserci un nuovo allentamento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali. Le scelte delle banche centrali dinanzi al rischio inflazione fomentano a loro volta il calo dei rendimenti. Non è quindi un caso se i rendimenti dei bond tedeschi hanno segnato un forte ribasso non appena Mario Draghi ha aperto la porta ad un possibile rinvio dell’aumento dei tassi di interesse. Stessa situazione nella lontana Nuova Zelanda. Qui gli yield sono crollati sui minimi dopo che la Reserve Bank of New Zealand ha riaperto il discorso su un possibile taglio dei tassi mettendo nel cassetto la guidance neutrale che fin qui seguita ed, evidentemente, non più all’altezza dei nuovi contesti. 

Secondo Oliver Jones, economista di mercato di Capital Economics, c’è il serio rischio che il crollo dei rendimenti dei bond oggi possa avere effetti negativi sulle borse e quindi sulle azioni. Se la curva dei rendimenti si appiattisce o (ipotesi peggiore) si inverte, allora sono dolori per le azioni. Del resto la borsa di Tokyo è già andata in negativo dopo che i rendimenti obbligazionari del decennale nipponico sono scesi ai minimi da agosto 2016. Anche da Wall Street sono arrivati segnali analoghi nella seduta di ieri. 

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