Le previsioni sul possibile andamento del prezzo del petrolio sono state oggetto di una nuova revisione dal taglio decisamente rialzista. Ad allungare gli scenari di crescita della quotazione petrolio è stato Nitesh Shah, direttore della ricerca di WisdomTree. Secondo l’esperto, alla luce della situazione attuale, c’è spazio per un aumento del prezzo del petrolio fino a 75 dollari al barile. Affinchè però il valore dell’oro nero possa raggiungere questo traguardo è necessario che si verifichi una condizione. Secondo Shah è assolutamente necessario che l’OPEC contintui non la sua politica di riduzione dell’offerta. Per inquadrare nel modo corretto le previsioni di WisdomTree è necessario partire dalla situazione attuale. Mentre è in corso la scrittuta del post, il prezzo del petrolio il versione WTI registra un ribasso dello 0,6 per cento a quota 58,68 euro mentre il prezzo del greggio in versione Brent segna una flessione dello 0,43 per cento a quota 66,74 euro.
Andando ad analizzare lo storico degli ultimi mesi è possibile notare come nel corso degli ultimi 100 giorni la quotazione del petrolio abbia registrato una progressione di circa il 34 per cento passando dai minimi a 50 dollari toccati alla fine del mese di dicembre alle quotazioni attuali. Gli elementi catalizzatori che hanno spinto in avanti il prezzo del greggio sono stati essenzialmente tre: il rapporto mensile dell’OPEC, l’outlook del mercato petrolifero nel breve periodo che è stato pubblicato dall’Energy Information Administration (EIA) e, per finire, il rapporto dell’Agenzia internazionale dell’Energia IEA sul mercato petrolifero mondiale.
Secondo Nitesh Shah questa fase storica è caratterizza da un taglio della produzione da parte dell’OPEC con l’Arabia Saudita, paese più importante tra i produttori di greggio, che ha notevolmente ridotto il suo export di oro nero con l’obiettivo di incrementare il prezzo. L’analista ritiene inoltre che oggi anche altre nazioni dell’OPEC hanno a disposizione risorse inutilizzate che possono essere usate in caso di carenza. Resta ad ogni modo da vedere se effettivamente queste risorse verranno davvero mai usate.
Per quello che riguarda gli Stati Uniti, conclude l’esperto, è vero che gli Usa continuano a mantenere alta la produzione di petrolio ma è anche vero che pure gli americani sembrano essersi accorti della convenienza a non pompare più di tanto nel mercato. Ad ogni modo proseguendo con questo passo, gli Stati Uniti possono davvero essere destinati a diventare paese leader nella produzione mondiale fermo restando che oggi anche per gli Usa è più difficile riuscire ad esportare a volumi più elevati.
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