Il prezzo del petrolio oggi si conferma agli stessi livelli toccati ieri pomeriggio. Mentre è in corso la scrittura del post, la quotazione del petrolio versione WTI del Taxas scambia a 59,06 dollari mentre il greggio Brent quota a 67,64 dollari al barile. In entrambi i casi la variazione del dato rispetto all’andamento di ieri è frazionale. L’impressione, come messo in evidenza da alcuni analisti questa mattina, è che la quotazione petrolio, dopo il rally di ieri innescato dalla notizia del rinvio del vertice OPEC, si sia attestata sui livelli attuali con scostamenti minimi. 

In questo contesto per tracciare una possile strategia trading sul prezzo del petrolio (qui l’analisi settimanale dal 18 al 22 marzo 2019), diventa determinante andare ad inquadrare i motivi per i quali è stato deciso di rinviare il summit OPEC in agenda per metà aprile. Poichè la riunione aveva carattere straordinario e avrebbe dovuto deliberare sul mantenimento o meno dei tagli alla produzione, è ovvio che il rinvio non sia passato inosservato. Considerando il rally che le quotazioni del greggio hanno subito registrare non appena è stata data la notizia del rinvio del summit, si può ipotizzare che a mercati la decisione di rimandare tutto a giugno (che non è proprio dietro l’angolo) sia piaciuta. 

La decisione di rimandare tutto a meeting di giugno (in programma giorno 25 e 26 giugno) è stata adottata alla luce del clima di profonda incertezza che avrebbe caratterizzato e condizionato il summit di aprile. In pratica, essendoci molti focolai di incertezza ancora attivi e nel timore che tali situazioni avrebbero condizionato l’esito del summit, l’OPEC ha deciso di prendere tempo e di rimandare tutto in attesa di avere un quadro più chiaro degli eventi. 

Ma a quali focalai di incertezza si fa riferimento? Secondo gli analisti che hanno commentato la decisione di rimandare il vertice OPEC, la responsabilità maggiore del rinvio è dovuta al caos in Venenzuale. Non essendo per nulla chiara la situazione poltica a Caracas, l’OPEC ha deciso di rinviare le decisioni sul mantenimento o meno dei tagli nella speranza che da oggi a giugno la situazione in Venezuela possa essere più chiara. 

Ancora una volta quindi si è dinanzi ad un quadro di questo tipo: sono gli eventi geopolitici ad avere un forte impatto sul prezzo del petrolio. Ovviamente il rinvio a giugno è stato possibile solo perchè era stata accertata la presenza delle condizioni per posticipare il tutto. I membri dell’OPEC, infatti, erano perfettamente consapevoli che il mercato sarebbe comunque rimasto ben fornito fino a giugno. In poche parole non ci sono rischio connessi alla decisione di congelare tutto per alcuni mesi. 

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