Il rialzo avviato dal prezzo del petrolio ad inizio Ottava è scemato. Già nel pomeriggio di ieri, infatti, l’andamento della quotazione petrolio ha lanciato chiari segnali di rallentamento che hanno trovato poi la loro naturale evoluzione nel passaggio in negativo. Mentre è in corso la scrittura del post, la quotazione petrolio sia nella versione WTI che nella versione Brent registra un ribasso. In particolare, il prezzo del petrolio WTI è in calo dello 0,65 per cento a 59,65 dollari a barile mentre il prezzo del greggio Brent è in ribasso dello 0,58 per cento a 65,48 dollari al barile. Sull’andamento della quotazione petrolio oggi potrebbe avere un certo impatto il dato sulle riserve Usa pubblicate ieri pomeriggio dall’American Petroleum Institute. L’API ha reso noto che le scorte di greggio negli Stati Uniti nella settimana chiusa all’1 marzo hanno registrato un aumento di 7,3 milioni di barili. Variazione negativa, invece, per le riserve di benzina che nello stesso periodo hanno segnato una flessione di 391.000 barili. Oltre ai dati sulle riserve a poter condizionare l’andamento della quotazione petrolio oggi potrebbero essere anche i dati che EIA (U.S. Energy Information Administration) che verranno diffusi nel pomeriggio. Stando alle previsioni elaborate da S&P Global Platts, l’EIA dovrebbe comunicatore un aumento 1,9 milioni di barili e un calo di 2,0 milioni di barili per quello che riguarda la benzina.
Il quadro complessivo, già abbastanza nitido ieri, vede la quotazione del petrolio fare i conti sia con l’andamento del cambio Euro Dollaro che con le comunicazioni di Pechino sul PIL della Cina. L’apprezzamento del Dollaro, come sempre, ha infatti un impatto negativo sull’andamento della quotazione del greggio nel senso che ad un rialzo del biglietto verde corrisponde un calo del prezzo del greggio. Il vero scambetto all’andamento della quotazione dell’oro nero non è però arrivato da Forex ma bensì dai market mover. La Cina ha deciso di tagliare le previsioni sulla crescita economica 2019 dopo che nel 2018 il PIL cinese ha registrato un aumento di appena il 6,6 per cento. Questa percentuale sarebbe un sogno per molti paesi dell’Eurozona ma invece è il dato più basso dal lontano 1990 per la Cina. La morale è chiara: la Cina non cresce più come prima e quindi la domanda di petrolio non può che essere più contenuta rispetto al passato.
Per impostare la strategia trading sul prezzo del petrolio si faccia riferimento anche all’analisi tecnica settimanale 4-8 marzo 2019.
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