Chi pensa che il rialzo del prezzo del petrolio sia finito andrà incontro ad una sonora delusione delle sue stime. E’ questo il messaggio che Jean-Baptiste Berthon, senior Cross-Asset Strategist di Lyxor Asset Management, ha lanciato a tutti i traders che sono soliti investire sulla quotazione petrolio. Parlando di previsioni petrolio 2019, l’esperto ha affermato che le ripresa delle quotazioni potrebbe non essere ancora finita. Detto in parole povere per l’anno in corso il senior Cross-Asset Strategist si attende un ulteriore aumento del prezzo del greggio. Il modo migliore per inquadrare lo spazio di crescita che la quotazione petrolio possiede è quello di partire dai dati in tempo reale, riferiti ad oggi 28 febbraio, e poi metterli in relazione con le previsioni elaborate dall’analista. Mentre è in corso la redazione del post, il prezzo del greggio in versione WTI registra un ribasso dello 0,47 per cento a quota 56,67 dollari al barile mentre la quotazione del greggio versione Brent registra un calo dello 0,69 per cento a quota 65,93 dollari al barile.
Le previsioni di Berthon si pongono al di sopra dei prezzi attuali del greggio. L’analista nel suo report ha infatti affermato che la quotazione del petrolio Brent potrebbe salire fino a quota 70 dollari, estremo superiore (quindi livello massimo dei prezzi) di un range compreso tra i 65 dollari e i 70 dollari. Ovviamente il rialzo delle quotazioni petrolio è sostenuto, secondo l’esperto, da motivi ben precisi. Nel suo report l’analista cita come elementi catalizzatori del greggio la possibile decisione dei paesi OPEC (più la Russia) di rendere duraturo e permanente (almeno nel medio termine) il calo della produzione di greggio già da tempo in vigore proprio per dare sostegno ai prezzi del petrolio. Secondo Lyxor Asset Management, inoltre, gli stessi produttori americani potrebbero decidere di contenere la loro produzione anche perchè le infrastrutture americane sono oramai sature ed è quindi evidente che a nessuno convenga più tenere alta l’offerta di greggio. Anche dalla geopolitica, secondo l’analista, arrivano chiari segnali su un possibile contenimento dei livelli produttivi di greggio. Ad oggi la crisi in Venezuela viene vista come il rischio principale per il comparto petrolifero, ben oltre l’Iran che oramai è stato narcotizzato dalle mosse Usa. Secondo l’analista se l’incertezza a Caracas si dovesse prolungare a lungo sarebbero a rischio altri 0,5-1 milioni di barili al giorno di produzione. Questa dinamica andrebbe a determinare un premio extra per il rischio. Per finire, per quello che riguarda la domanda di petrolio, l’analista di Lyxor parla di un calo vivace del rischio di andare incontro a shock anche significativi in un contesto in cui la domanda di greggio a livello mondiale potrebbe stabilizzarsi con l’attenuarsi anche della guerra commerciale Usa Cina.
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