Se il buon giorno si vede dal mattino, per la quotazione petrolio l’inizio del 2019 assume le sembianze di un incubo. Secondo i dati in tempo reale sull’andamento del prezzo del petrolio, il WTI registra un ribasso del 2 per cento circa a quota 44,86 dollari mentre il Brent è in calo dell’1,7 per cento a quota 53,15 dollari. Nessun recupero con l’inizio del nuovo anno, quindi, ma allungamento della striscia negativa delle quotazioni. Ovviamente, come già avvenuto negli ultimi mesi, il forte calo del prezzo del petrolio è pronto a presentare il suo conto anche sull’andamento dei titoli che sono legati all’oil e per questo motivo è logico attendersi un’apertura negativa per le azioni Eni ma anche per le Saipem e per le Tenaris su Borsa Italiana oggi. 

Il nuovo sell-off che colpisce la quotazione petrolio mentre è in corso la scrittura del post, è causato dall’atteggiamento degli Stati Uniti e della Russia. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi, visto che anche nelle ultime settimane del 2018 la posizione delle due superpotenze fu alla base della flessione dei prezzi del greggio. Secondo gli ultimi dati, i livelli di produzione di shale oil da parte degli Stati Uniti avrebbero oramai superato quelli sauditi con ben 11,7 milioni di barili al giorno. Lo shale oil, in particolare, avrebbe fruttato ben 8 milioni di barili al giorno.

Dall’altro lato c’è poi la Russia che nei giorni scorsi ha raggiunto un nuovo record dei livelli produttivi arrivando a quota 11,42 milioni di barili al giorno. E’ facile rendersi conto che dinanzi all’atteggiamento aggressivo di Usa e Russia, le mosse fin qui adottate dall’OPEC appaiono fortemente insufficienti. L’organizzazione tra i paesi produttori, infatti, aveva deciso di tagliare la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno a partire da gennaio 2019 ma, andamento petrolio in tempo reale alla mano, questa misura, impattante per l’1 per cento sulla produzione di fine 2018, appare insufficiente. 

Nonostante la contrazione registrata dalla quotazione petrolio ad inizio gennaio, però, le previsioni sull’andamento del greggio nei prossimi mesi restano comunque moderatamente positive. Inutile però rimarcare che ci sono non pochi fattori di criticità che potenzialmente rappresentano un problema. In particolare la risposta del mercato dal taglio soft deciso dall’OPEC dimostra come a tenere sempre di più in mano le leve della quotazione petrolio siano gli Stati Uniti e la Russia. Ma non si tratta solo di questo. Quello che è emerso dalla mancata reazione positiva del mercato al taglio della produzione deciso dall’OPEC è che l’Arabia Saudita ha sempre meno potere. Il peso dei sauditi sull’andamento delle quotazioni del greggio è vistosamente diminuito e anche questo è un elemento da considerare nell’elaborazione della strategia trading.

Vuoi conoscere le previsioni settimanali sulla quotazione petrolio? Leggi: Analisi tecnica prezzo petrolio e oro: previsioni e strategie trading settimana 31 dicembre – 4 gennaio 2019

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