Ken Orchard, co-gestore del fondo Diversified Income Bond di T. Rowe Price, ha recentemente elaborato una nota nella quale si domanda quanto l’inversione della curva sia un segnale affidabile di una recessione in arriva.

Per l’esperto, la risposta è in linea di massima positiva, ma in maniera differente da come può essere comunemente inteso.

Di fatti, Orchard rammenta come le curve dei rendimenti non provocano le recessioni, pur essendo un buon indicatore della relativa restrittività della politica monetaria, che nel tempo condiziona l’economia reale. Ne è conferma il fatto che i dati mostrano che le cinque recessioni che sono avvenute a partire dalla metà degli anni ’70 sono sempre state precedute da inversioni della curva dei rendimenti per almeno 10 mesi. In tutti i casi, la curva è poi tornata ad essere ripida prima che iniziasse la recessione.

Orchard sottolinea inoltre che storicamente l’intervallo di tempo che intercorre tra l’inversione della curva e l’inizio della recessione è variabile, con una durata tra i 6 e i 24 mesi. E anche che le cause della recessione possono essere molto diverse, come la crisi dei mutui subprime, lo scoppio della bolla dot-com e shock economici come gli elevati prezzi dell’energia.

In ogni caso, ne deriva che se e quando la curva dovesse invertirsi, potrebbe comunque trascorrere molto tempo prima che l’economia statunitense entri in recessione.

A questo punto, l’attenzione può essere spostata sul cercare di prevedere quanto sia probabile l’inversione della curva dei rendimenti. Le probabilità sono abbastanza elevate nel prossimo futuro, considerato anche che già oggi la differenza tra i rendimenti dei Treasury a 2 anni e a 5 anni è pari a zero.

Insomma, per Orchard è possibile che la curva dei rendimenti si inverta nella prima parte del 2019 e che la recessione inizi nel 2021-2022. Ad ogni modo, l’esperto rammenta altresì come l’inversione della curva e la recessione non siano due elementi inevitabili, e che la Fed potrebbe pur sempre scegliere di rallentare o interrompere i rialzi, permettendo così all’economia di conservare il momentum e alla curva di tornare ripida.

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