Un sondaggio Reuters diffuso nel corso del weekend ha informato che negli Stati Uniti il rischio di una recessione nei prossimi due anni è salito al 40%: per lo stesso sondaggio, condotto su un panel di economisti, vi sarebbe anche un significativo spostamento delle aspettative verso un minor aumento dei tassi di interesse della Federal Reserve nel 2019.

Ad alimentare le preoccupazioni di una recessione è soprattutto l’appiattimento della curva dei rendimenti degli Stati Uniti – con il differenziale tra i titoli a due e dieci anni che scende a meno di 10 punti base, per il divario più piccolo dall’inizio dell’ultima recessione a stelle e strisce. Evidentemente, una curva dei rendimenti in appiattimento suggerisce che gli investitori ritengono che la crescita economica e l’inflazione siano destinate a rallentare: un’inversione della curva dei rendimenti ha preceduto quasi tutte le recessioni dell’ultimo mezzo secolo.

Ora, la probabilità di una recessione americana nei prossimi due anni è balzata al 40%, secondo la mediana degli intervistati, per la percentuale più alta da quando questa domanda è stata posta per la prima volta, a maggio di quest’anno. Prima di allora, l’ultima volta che una probabilità così alta è apparsa in un sondaggio Reuters è stata nel gennaio 2008, appena otto mesi prima del crollo della banca d’investimento statunitense Lehman Brothers, che ha portato alla Grande Recessione. Il range di previsioni, che va dal 15 al 75%, indica anche una maggiore probabilità di recessione nei prossimi due anni rispetto ad un sondaggio condotto il mese scorso, che aveva dato una probabilità media del 35%.

Sempre Reuters ci informa che la curva dei rendimenti del Tesoro dovrebbe invertire l’anno prossimo, e forse nei prossimi sei mesi, con una recessione che dovrebbe dunque seguire appena un anno dopo.

“La combinazione di una Federal Reserve che non ritiene che l’inversione della curva dei rendimenti sia un problema, insieme a una prospettiva globale che non dovrebbe migliorare in modo duraturo, potrebbe condurre a un errore di politica monetaria che spingerà l’economia in recessione” – ha osservato Philip Marey, senior stratega statunitense di Rabobank.

L’ultimo sondaggio Reuters condotto su oltre 100 economisti, dal 6 al 13 dicembre, ha mostrato che l’economia statunitense rallenterà nei prossimi trimestri con una crescita del prodotto interno lordo annualizzato che rallenterà all’1,8% entro la metà del 2020, circa la metà dell’ultimo tasso riportato del 3,5%.

“Penso che tutto lo slancio per la crescita svanirà nel 2019” – ha affermato Joel Naroff, capo economista di Naroff Economic Advisors. “Andremo sicuramente in recessione? Non posso dirlo”, ha detto ancora Naroff ma, ha aggiunto, “non ho avuto dati negativi sulle mie previsioni da nove anni a questa parte, e il 2020 è il primo anno in cui mi trovo a dare numeri negativi nelle stime”.

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