Negli ultimi giorni una nota a cura di Rick Lacaille, Global Chief Investment Officer, State Street Global Advisors, ha fornito alcuni interessanti chiarimenti sulle previsioni azioni USA 2019. Per il manager, è prevedibile che la crescita degli utili delle società statunitensi possa rimanere piuttosto solida per tutto il 2019, anno durante il quale la società stima che gli investitori saranno disposti a pagare un “premio” per i titoli di maggiore qualità. Considerato che gli Stati Uniti sono davanti alle altre macro regioni in termini di stime di crescita degli utili per azione e del fatturato, il risultato dovrebbe essere una maggiore ambizione nei confronti degli asset a stelle e strisce.
Naturalmente, non mancano i rischi opposti. Secondo il manager, ad esempio, i due principali timori di downside sono rappresentati dagli errori politici e dal raddoppio dei dazi imposti alla Cina. Il 2019 sarà peraltro un anno ancora più intenso di sfide per la Federal Reserve (Fed), che già a dicembre è attesa da un bivio. Dopo aver ammesso incertezza riguardo al momento in cui la Fed porterà i tassi d’interesse di riferimento verso un livello neutro, il presidente dell’istituto centrale di Washington, Jerome Powell, ha dichiarato anche che la banca centrale statunitense continuerà a subordinare le proprie decisioni ai dati e a mantenere un atteggiamento prudente.
In tal proposito, per il 2019 State Street ha provvisoriamente previsto tre rialzi dei tassi di riferimento, sebbene in realtà è ben possibile che l’istituto monetario possa rallentare il ritmo di applicazione della stretta monetaria da ogni tre mesi a ogni quattro o cinque mesi sulla base della traiettoria di crescita dell’inflazione. Verso la metà dell’anno “dovremmo avere una maggiore visibilità sulla possibilità che le misure di stimolo fiscale possano prolungare l’espansione economica oltre il 2019, anche se la Fed è orientata verso un inasprimento della politica monetaria e una riduzione del peso del proprio bilancio sulla liquidità complessiva” – afferma la nota.
Infine, per quanto attiene l’incerta evoluzione nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, gli investitori non possono che sperare che prevalga il buon senso da entrambe le parti, considerato che è evidente che i costi potenziali di un peggioramento della spirale di ritorsione sono elevati.
Dall’analisi nelle mani di State Street emerge peraltro che l’incremento dei dazi del 25% su tutti i beni scambiati tra i due Paesi potrebbe ridurre la crescita mondiale persino di un punto percentuale e quella statunitense e cinese di oltre due punti percentuali.
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