Il prezzo del petrolio arriverà a 100 dollari al barile nei prossimi mesi a causa di una serie fattori convergenti che puntano su un ribasso della quotazioni. Questa previsione è diventata un patrimonio comune di tutti tanto che c’è stato un aumento delle scommesse al rialzo sulle quotazioni del greggio. Le previsioni sul prezzo del petrolio a 100 dollari hanno quasi cessato di essere considerate delle stime e si sono trasformate in una sorta di dato di fatto. In altre parole sembrerebbe che la quotazione petrolio a 100 dollari al barile sia uno scenario inevitabile. Questo approccio viene però smentito da chi di previsioni e interpretazione dei futures, dell’analisi tecnica e dei segnali fondamentali nè capisce e neppure poco: Goldman Sachs. Gli analisti della banca d’affari americana ritengono che le quotazioni del greggio non potranno mai arrivare a questo livello. Chi ha ragione? Prima di bollare come pessimistiche le previsioni di Goldman Sachs è il caso di analizzare anche il punto di vista degli esperti americani.
Secondo gli analisti l’elemento che in tanti citano per giustificare le loro previsioni secondo cui il prezzo del petrolio salirà a 100 dollari al barile nel medio termine, è sempre rappresentato dalla possibilità (praticamente certezza) di un taglio all’export da parte della Repubblica dell’Iran. Secondo la tesi più in voga, l’imminente arrivo delle nuove sanzioni andrà a determinare un brusco taglio delle esportazioni da parte dell’Iran che, se non compesate da un aumento della produzione, produrrano una diminuzione dell’offerta a parità di domanda e quindi un conseguente aumento dei prezzi. Teoricamente questo rapporto di causa-effetto non fa una piega nel senso che se ad impattare sul prezzo del petrolio fosse solo l’Iran, allora nessuno avrebbe da ridire sulle previsioni petrolio a 100 dollari. In realtà, secondo Goldman Sachs, è necessario un altro caralizzatore per far si che il prezzo del petrolio possa arrivare a 100 dollari al barile.
Secondo gli esperti di Goldman, guidati da Damien Courvalin e Jeffrey Currie, la produzione di altri Paesi OPEC e della stessa Russia finirà con il compensare le perdite dell’Iran. Anche nella eventualità in cui così non fosse, ogni balzo troppo in avanti del prezzo del petrolio, porterà il presidente degli Stati Uniti Trump a decidere per una immediata immissione sul mercato delle riserve strategiche del Paese. In altre parole non è possibile, secondo il punto di vista degli esperti, pensare che il presidente americano Trump possa restare fermo ad assistere ad un rally delle quotazioni dle greggio. I due analisti di Goldman Sachs affermano: “di conseguenza, prevediamo che i prezzi del Brent si stabilizzeranno nella fascia 70-80 dollari al barile entro la fine dell’anno“.
Mentre la maglia delle sanzioni all’Iran si stringe sempre di più, nei giorni scorsi la Indian Oil Corporation e la Bharat Petroleum Corporation, le due maggiori realtà petrolifere statali indiane, non ha chiesto alcun carico all’Iran per il mese di novembre, la quotazione petrolio oggi registra un nuovo rialzo. Il prezzo del greggio WTI sul mercato asiatico avanza dello 0,4 per cento a 73,5 dollari al barile mentre il contratto sul Brent è in progressione dello 0,58 per cento a 83,21 dollari.
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