Aggiornamento 22 ottobre 

Investire sul petrolio nel lungo termine non è affatto semplice poichè le previsioni sul possibile andamento della quotazione petrolio sono molto discordanti. Questo perchè i fattori in gioco sono più di uno e proprio la loro complessità rende difficile elaborare stime certe. Tra le variabili che condizioneranno il prezzo del petrolio nel 2019 ci saranno Iran, Venezuela e decisioni sulla produzione da parte dell’OPEC.

Secondo quella che può essere considerata come una sorta di vulgata comune, lo scenario Iran e lo scenario Venezuela potrebbero far salire i prezzi del petrolio a livelli record. Ad oggi, uno dei target sulle quotazioni petrolio per il 2019 è fissato a 90 dollari per il secondo trimestre con possibile salita fino a 100 dollari nel caso in cui non ci dovessero essere evoluzioni positive nel braccio di ferro tra Iran e Usa. Le previsioni sulla quotazione petrolio 2019 che hanno ottenuto maggiore consenso sono quelle che vedono il greggio in forte rialzo a causa dell’inaspirsi del contrasto tra Usa e Teheran. Il ragionamento che viene fatto è il seguente: se la decisione di Trump di stracciare l’accordo sul nucleare con l’Iran ha determinato un rally del greggio fino a 77 dollari al barile, cosa potrà avvenire quando le sanzioni contro Teheran entreranno in vigore? In realtà, però, questo ragionamento intuitivo è troppo semplicistico. Per capire se conviene investire sul prezzo del petrolio bisogna analizzare con precisione i dettagli delle nuove sanzioni americane all’Iran. E’ anche per questo motivo che gli esperti di Citi non se la sono sentita di condividere le analisi che parlano di previsioni petrolio 2019 a 100 dollari al barile. Secondo Citi, la quotazione petrolio il prossimo anno resterà sui livelli del 2018. Nessun balzo in avanti, quindi, e nessun calo. Questo perchè sia gli Stati Uniti con lo shale oil che l’OPEC interverranno per compensare il calo della produzione imposto all’Iran. 

Previsioni quotazione petrolio 2019: analisi di Bank of America

Se proviamo a riflettere sulla decisione del Presidente Trump che ha recentemente abbandonato l’ accordo nucleare sull’ Iran, e su come tale decisione abbia già spinto le quotazioni del Brent oltre Usd 77,00 al barile, ne possiamo dedurre come vi sia spazio per ulteriori movimenti rialzisti.

L’introduzione delle sanzioni all’Iran ha spinto gli analisti di BofA a rivedere le previsioni sulla quotazione petrolio. Il punto di partenza del riesame delle stime, è rappresentato da quelli che sono gli attuali livelli di prezzo dell’oro nero. A seguito del ritorno delle sanzioni all’Iran, il prezzo del petrolio ha infatti subito un leggero aggiustamento. Secondo i dati in tempo reale, il petrolio WTI registra una progressione dello 0,3% a quota 69,2 dollari al barile mentre la quotazione del Brent è in rialzo dello 0,4% poco sopra quota 74 dollari al barile. La prima reazione dei contratti al ritorno delle sanzioni è quindi positiva ma senza grandi fiammate. Il fatto che non ci sia alcun effetto rally deriva probabilmente da quelli che sono i contenuti dell’offensiva sanzionatoria voluta da Trump contro il regime di Teheran.

Questa prima tornata prevede, infatti, l’introduzione del divieto per l’Iran di acquistare dollari, acciaio, alluminio, oro e altri metalli preziosi. Allo stesso tempo viene messo fuorilegge l’acquisto di debito sovrano dell’Iran e di automobili. In questa prima ondata di sanzioni contro l’Iran, quindi, non c’è traccia di provvedimenti sul petrolio. La riduzione dell’export di greggio, fino al suo completo azzeramento, ci sarà con la seconda ondata di sanzioni contro Teheran che scatterà immediamente il 5 novembre. Per Teheran ci sono quindi ancora alcuni mesi di respiro anche se il destino del provvedimento, a meno che non ci siano novità derivanti dalle tensioni interne all’Iran, appare scontato.

In considerazione di questo quadro, BofA ha quindi rivisto le sue previsioni sul prezzo del petrolio. Gli analisti ritengono che la quotazione del greggio non sia destinata a scendere più di tanto. In particolare gli esperti vedono un prezzo medio del Brent a 70 dollari per il 2018 e a quota 75 dollari per il 2019. Bank of America, inoltre, stima che nel 2018 il deficit petrolifero potrebbe arrivare a circa 630.000 barili al giorno mentre nel 2019 il deficit petrolifero potrebbe essere pari a 300.000 barili al giorno.

Fin qui il discorso relativo alle previsioni sulla quotazione petrolio per l’anno in corso e per il 2019. Volendo considerare quelli che sono i fattori che possono influenzare l’andamento del greggio, BofA introduce un elemento nuovo nella sua analisi ossia la domanda di plastica. Il futuro del petrolio, affermano gli analisti, sarò sempre più legato alla domanda di plastica. La domanda di greggio dovrebbe raggiungere il suo picco nei prossimi anni poichè il greggio è destinato a perdere quote di mercato. In particolare sarà la domanda di benzina ad aver un peso crescente sull’andamento della quotazione petrolio. La richiesta di benzina dovrebbe tenersi alta fino al 2025 per poi scendere a causa della diffusione dei veicoli alimentati con l’elettricità. Il cambio di passo sarà una rivoluzione storica. 

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