Gli investitori medio-piccoli farebbero bene a tenere in considerazione l’allarme lanciato nei giorni scorsi dagli analisti di Morgan Stanley secondo i quali sarebbe prossimo un sell-off generale sui mercati. La corsa a vendere azioni, prosegue Morgan Stanley, dovrebbe essere la più incisiva dallo scorso mese di febbraio. L’allert lanciato dagli esperti della banca d’affari americana incupisce quelle che sono le previsioni sull’andamento delle borse nella parte finale dell’anno. Le previsioni 2018 sulle borse mondiali, quindi, non sono più positive. Ovviamente l’allert che annuncia un possibile sell-off è basato non su suggestioni ma su dati certi e reali. In altre parole ci sono motivi ben precisi per i quali Morgan Stanley si spinge ad affermare che è possibile una corsa a vendere azioni in modo massiccio su tutte le borse con epicentro, ovviamente, Wall Street.
In particolare Morgan Stanley ritiene che i conti trimestrali negativi di Facebook e di Netflix, con conseguente crollo del valore delle rispettive azioni, siano state una sorta di segnale e di avvisaglia su quello che potrebbe succedere nei prossimi mesi. Il crollo delle azioni Facebook potrebbe essere il primo sintomo più evidente dell’imminente perdita di valore delle azioni tech (o almeno di parte di esse) quotate sul Nasdaq della borsa di New York. La festa per le azioni tecnologiche potrebbe quindi essere finita anche se, e questo è bene che tutti gli investitori lo ricordino, non è affatto la prima volta che si parla di inversione di marcia delle azioni tech e di possibile bolla dei tecnologici a Wall Street.
Secondo lo strategist di Morgan Stanley Micheal Wilson, è plausbile che “la prossima correzione si rivelerà la più grande da febbraio, e potrebbe avere un impatto negativo sul portafoglio medio, perché il sell-off si concentrerà prevalentemente sul settore tech“.
Previsioni così negative sull’andamento delle azioni tech nei prossimi mesi sono supportate non solo dal recente crollo di Facebook (-23% dopo i conti del secondo trimestre 2018) e di Netflix (-14% a causa della frenata degli abbonati che si è registrata nel mese di agosto) ma anche dall’andamento generale degli indici americani. In particolare, come emerge andando a guardare i grafici, l’S&P 500 ha perso più del 10% dai massimi di fine gennaio. Morgan Stanley ha riaffermato il suo target price su quota 2.750 dollari a 12 mesi e a anche confermato il rating overweight sulle società dei seguenti settori azionari: utility, energia, industriale e finanziario. Secondo Morgan Stanley, comunque, non è da escludere che il denaro si possa muovere da un settore all’altro lasciando così l’S&P 500 sui livelli attuali. Per l’S&P 500, quindi, sarebbe solo un riposizionamento. Quella previsione che vede l’indice S&P 500 in calo del 10% resta comunque uno spettro con cui fare i conti.
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