Non sono mesi semplici, per Elon Musk. Un lungo periodo di particolare incertezza nelle relazioni con gli stakeholders, collimato poi con la figura non proprio eccezionale combinata in Thailandia, dove l’imprenditore si era offerto di mettere a disposizione il suo piccolo “sottomarino”, al fine di aiutare nei recuperi la dozzina di ragazzini thailandesi bloccati in una grotta allagata.

Il CEO di Tesla si era tuttavia sentito dire dalla squadra di soccorso che il suo dispositivo era di scarsa utilità in quelle circostanze, e che la sua presenza non era dunque sostanzialmente richiesta. Non solo: Vern Unsworth, un sub inglese impegnato nel salvataggio, ha deriso l’offerta di Musk definendola come nient’altro che una trovata pubblicitaria e dicendogli che avrebbe potuto “infilare il suo sottomarino dove fa male”.

Ora, come se non bastasse questo scambio di battute poco gratificante, Musk ha deciso di calcare ulteriormente la mano, scrivendo in una nota su Twitter di ritenere sospetto che un uomo britannico vivesse in Thailandia, lasciando intendere che Unsworth fosse un pedofilo e confermando tale ipotesi in un successivo tweet, quando si dichiarò pronto a scommettere del denaro che tale ipotesi fosse vera.

Unsworth, comprensibilmente, ha annunciato che sta prendendo in considerazione azioni legali per il duro attacco di Musk. Che, dal canto suo, ha cancellato i tweet offensivi, ma non certo l’ombra di uno batti e ribatti che definire di cattivo gusto è un eufemismo.

Ma in che modo Elon Musk è giunto a questo punto? Perchè Musk si sta lentamente trasformando da un visionario imprenditore occupato nelle energie sostenibili e nell’industria aerospaziale, in personaggio imprevedibile (in negativo) e sempre più “aggressivo” da una posizione di difesa? Almeno una parte del problema – sostiene Fortune – deve essere l’adorazione della figura da “eroe” che circonda Musk, proprio come una volta circondava Steve Jobs.

Il magazine sancisce come Musk si sia trasformato in una sorta di “meme” che cammina, in un avatar entusiasta di una cultura della Silicon Valley in cui tutto è possibile (cosa che peraltro Musk è solito ripetere, con sufficiente spavalderia).

Insomma, per dirla in termini ancora più concreti, non è escluso che Musk si sia convinto di essere una sorta di “dio” incontrastato della Silicon Valley, e che la pressione di ottenere i risultati promessi abbia fatto il resto nella generazione di un mix di difficile gestione. Risultati promessi, appunto. Che non arrivano, e che non è certamente escluso che possano rappresentare un macigno sempre più pesante sulla mente di un uomo che rischia di trovarsi con le spalle al muro.

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