La quotazione del petrolio, grazie a quella che da più parti è stata definita come una eccezionale convergenza di elementi, ha raggiunto livelli che mancavano dal 2014. Sia il Brent che il WTI hanno registrato nelle ultime ore forti progressioni delle rispettive quotazioni. Nel dettaglio il prezzo del Brent è salito in area 78 dollari al barile mentre il contratto sul WTI si è attestato in area 74 dollari al barile. Gli effetti dell’andamento della quotazione petrolio oggi si sono sentiti subito sull’azionario. In particolare sul Ftse Mib di Borsa Italiana sia Tenaris che Saipem registrano importanti apprezzamenti.

In considerazione del nuovo rally del prezzo dell’oil, gli investitori hanno nuovamente cercato indicazioni su quelle che potrebbero essere le previsioni sull’andamento del prezzo del petrolio nella parte restante del 2018. In queste ore una ricerca molto importante riguarda proprio la chiave: quotazione petrolio previsioni 2018.

In questa seconda parte dell’articolo intendo appunto dare una risposta alla domanda: il prezzo del petrolio salirà o scenderà nel secondo semestre 2018?

Se consideri quella che è stata la progressione della quotazione petrolio nei primi sei mesi del 2018, il sospetto che il prezzo possa oggi attivare un ritracciamento è molto alto. Per la serie, negli ultimi mesi la quotazione del petrolio è salita così tanto, che un ritorno delle vendite sui futures non è da escludere.

In realtà, però, il quadro valutativo è molto più complesso e questo spiega il perché tra gli stessi analisti non ci sia convergenza. In altre parole secondo alcuni analisti le previsioni sulla quotazione petrolio nel secondo semestre 2018 continuano ad essere positive mentre per altri è tempo di prepararsi al peggio ossia ad un inversione di rotta. Long o short sul prezzo del petrolio quindi?

La risposta dipende ovviamente da quella che è la tua personale strategia trading.

Dal mio punto di vista quello che mi limito a fare è esporti queste previsioni contrastanti sull’andamento del prezzo del petrolio nel corso del 2018.

Secondo Morgan Stanley, nei prossimi mesi il mercato soffrirà la mancanza di circa 600 mila barili al giorno a causa delle tensioni in Libia, Iran e Venezuela. Proprio in considerazione di questa situazione, Morgan Stanley rivisto di 7,5 dollari le proprie stime sul prezzo del greggio puntando ora su 85 dollari al barile. “Nel corso dell’ultima settimana i rischi al ribasso sull’offerta di petrolio iraniano sono cresciuti rapidamente” hanno affermato gli analisti di Morgan Stanley nel loro report sul possibile andamento della quotazione petrolio nei prossimi mesi.

Di parere completamente diverso è invece Roberto Friedlander, head of energy trading di Seaport Global Securities, secondo il quale l’aumento della produzione da parte della Russia, dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti unito all’incremento dell’export statunitense, riusciranno a compensare la minore offerta di Libia, Venezuela e Iran. Secondo l’analista, la quotazione del petrolio WTI si riporterà in area 62 – 63 dollari al barile prima di risalire verso quota 80 dollari al barile.

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