Nonostante i nervi siano sempre più tesi a causa dell’incremento delle possibilità di andare incontro a una guerra commerciale globale, le azioni statunitensi continuano a sovraperformare le loro controparti globali, suggerendo che gli Stati Uniti hanno meno da perdere se il conflitto dovesse intensificarsi.
Ricordiamo in tal proposito come per gran parte dell’anno, mentre il presidente Donald Trump continuava ad accanirsi con annunci contro le merci cinesi ed europee che attraversano il confine statunitense, le azioni a stelle e strisce hanno determinato delle prestazioni superiori alla media, determinando un contesto che rimane per lo più costruttivo.
“Finora i mercati azionari e obbligazionari degli Stati Uniti hanno mostrato un atteggiamento relativamente ottimistico a fronte di un’escalation delle tensioni commerciali, che si è tradotta in una ripresa dei mercati nazionali”, ha affermato John Stoltzfus, Chief Investment Strategist presso Oppenheimer Asset Management, in una nota. “L’espansione economica continua ad apparire sostenibile e le aspettative per una buona stagione degli utili del secondo trimestre rimangono in essere: si tratta di fattori che compensano positivamente le preoccupazioni per il commercio internazionale”.
Insomma, c’è tutto il motivo di credere che gli Stati Uniti abbiano più da guadagnare che perdere, almeno in alcuni ambiti, da una lunga battaglia commerciale.
A conferma di ciò, si tenga conto come gli accordi commerciali implementati dall’inizio degli anni ’90 – all’incirca nel periodo in cui il NAFTA è nato – contribuiscono per circa lo 0,2 percento all’anno al PIL degli Stati Uniti, secondo i dati Société Générale. Ogni rovesciamento di fronte, quindi, avrebbe un “modesto impatto” sull’economia, hanno detto gli economisti della banca.
In altri termini, affermano gli esperti, per gli investitori è tutta una questione di calibrare i rischi e sviluppare una risposta appropriata a un contesto evolutivo che non sembra essere totalmente positivo.
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