Il prezzo del petrolio è destinato a crollare nel caso di accordo tra Russia e OPEC sulla produzione? Gli analisti di Goldman Sachs non si uniscono alla schiera di esperti che ritengono essere questo lo scenario più probabile ma anzi vanno in decisa controtendenza. Secondo gli esperti americani, infatti, il ritracciamento che la quotazione petrolio ha avviato nelle ultime sedute sarebbe solo momentanea e il prezzo del greggio sarebbe invece destinato a risalire nella seconda parte dell’anno. La previsioni sulla quotazione petrolio di Goldman Sachs, quindi, restano rialziste anche in presenza di uno scenario potenzialmente avverso che vede i maggiori paesi produttori spingere per un aumento dei livelli produttivi. Il target indicato da Goldman Sachs per il prezzo del petrolio è di 82,5 dollari al barile. Mentre scriviamo la quotazione del Brent si muove in area 75 dollari al barile mentre il petrolio WTI segna un rialzo dello 0,34% a quota 65 dollari al barile. Le previsioni di Goldman Sachs sulla quotazione petrolio, quindi, si collocano ben al di sopra di quelli che sono i livelli attuali del greggio.
Commentanto il grafico storico sulla quotazione petrolio, Goldman Sachs nota che “si è verificato un calo del prezzo del petrolio nelle ultime settimane legato ai timori di un aumento della produzione dei paesi OPEC, una più debole domanda da parte dei mercati emergenti, un’escalation nella guerra commerciale e riserve in ripresa“. Tuttavia – prosegue Goldman Sachs – “se si vanno a valutare tutti i numeri emerge che il mercato è in deficit, con una crescita della domanda e un aumento dei fattori che limitano la produzione, quindi un aumento della produzione della Russia e dell’Opec è necessario per evitare che le scorte siano finite entro fine anno“.
La questione aumento della produzione di petrolio è quindi al centro dell’analisi di Goldman Sachs. Gli analisti ritengono che l’OPEC e la Russia possano decidere di incrementare i livelli produttivi di 1 milione di barili al giorno nella seconda metà del 2018. Tuttavia l’incremento della produzione da parte OPEC e russa sarà smussato dal possibile declino della produzione degli altri partecipanti al mercato. A stime fatte, quindi, l’aumento per l’intero mercato sarà di appena 0,45 milioni di dollari al barile.
Per quello che riguarda la domanda, Goldman Sachs afferma: “Per prudenza abbiamo ridotto questa stima di 100 mila barili al giorno. Per quanto riguarda le tensioni sul commercio i nostri economisti si aspettano un impatto minimo sulla crescita globale, dovuto al fatto che gli ultimi dazi imposti hanno portato solo a uno spostamento dei flussi di domanda, non a una contrazione“.
In considerazione di questi fattori, Goldman Sachs arriva a ritenere che lo stesso “picco per il Brent a 82,5 dollari al barile possa essere superato al rialzo“. Insomma secondo gli analisti della banca d’affari, al di là di quello che è il momento contingente, il prezzo del petrolio è visto in rialzo nella seconda parte del 2018 indipendentemente da quelli che saranno i veri impatti della novità sui livelli produttivi di greggio.
Diverso, invece, il discorso per quello che riguarda le previsioni petrolio 2019. Per il prossimo anno, infatti, Goldman Sachs si attende “una riduzione dei prezzi” da imputare a una accelerazione della produzione di shale oil. Le previsioni per il 2019, comunque, sono troppo in là per essere considerate ad oggi attendibili. Meglio focalizzare la propria strategia sul breve e medio termine. In questo contesto un appuntamento molto importante è rappresentato dal meeting OPEC in programma il 22 giugno prossimo.
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