L’S&P 500 ha perso terreno, dalla giornata di ieri, dopo le prestazioni deludenti dei mercati azionari di Europa e Asia, tra le preoccupazioni per l’escalation protezionista tra Stati Uniti e Cina, sull’andamento della produzione di petrolio negli USA nell’ottica della prossima riunione OPEC.

Gli indici azionari statunitensi sono comunque riusciti ad allontanarsi dai minimi di periodo grazie alle buone performance di alcuni settori (come l’energia), ma appare evidente che il clima sia tutt’altro che disteso.

Ad ogni modo, è chiaro che i timori sul deterioramento del commercio globale siano saldamente in cima all’ordine del giorno, con gli investitori preoccupati per l’intensificarsi dello scontro tra Stati Uniti e Cina. La nazione asiatica ha risposto rapidamente dopo che il presidente Donald Trump ha annunciato ulteriori tariffe doganali per 50 miliardi di dollari sul finire della scorsa settimana, attraverso un prelievo del 25% su 34 miliardi di dollari di esportazioni americane di prodotti agricoli e auto a partire dal 6 luglio. Tuttavia, sembra che nemmeno questo passo possa rappresentare un momento definitivo di consolidamento delle tensioni, che potrebbero andare avanti in maniera imprevista.

“La relativa calma politica è andata in frantumi alla fine della scorsa settimana con l’incremento delle tensioni commerciali” – ha affermato David Joy, un’analista di Ameriprise Financial Inc., che ha poi aggiunto in una nota come “c’è ancora tempo per le negoziazioni, ma l’inesorabile marcia in avanti verso una guerra commerciale con la Cina ha compoiuto un significativo passo in avanti”.

Nel frattempo in Europa, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro britannico Theresa May sono attese da settimane particolarmente difficili sul fronte della migrazione e della Brexit. Trump ha affermato in un tweet che il popolo tedesco “si sta rivoltando contro la propria leadership” e che le migrazioni “stanno scuotendo la già debole coalizione di Berlino”.

Anche in virtù di questo clima di instabilità, l’indice delle valute dei mercati emergenti è crollato per il quinto giorno consecutivo, ponendo le basi per il più grande declino trimestrale da settembre 2015. Le azioni dei paesi in via di sviluppo hanno invece registrato un’altra decisa diminuzione.

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