Le previsioni sull’andamento del prezzo del petrolio nel secondo semestre 2018 potrebbero subire un inevitabile aggiornamento a causa di un quadro di riferimento che è mutato rispetto alle scorse settimane. Come certamente ricorderai se sei solito investire sulla quotazione petrolio anche attraverso gli strumenti derivati come futures e Contratti per Differenza (trading CFD), fino alla fine del mese di maggio sussistevano una serie di elementi convergenti che lasciavano ipotizzare un ulteriore aumento del prezzo del greggio. La quotazione petrolio oggi non è più inseribile in questo quadro e quindi anche le stime per i prossimi mesi si adeguano. Per elavorare le nuove previsioni sul prezzo del petrolio devi per forza di cose considerare i nuovi elementi che sono emersi negli ultimi giorni.
Da un lato, infatti, c’è stata la presa di posizione degli Stati Uniti che, stando ad alcuni rumors, avrebbero chiesto ai paesi OPEC, e in modo particolare all’Arabia Saudita, di incrementare leggermente la produzione in modo tale da garantire più offerta sul mercato. Una richiesta di questo tipo avrebbe come effetto il calo delle quotazioni del greggio. E in effetti ci sarebbe proprio il passo degli Stati Uniti verso l’OPEC alla base del recente ribasso delle quotazioni di WTI e Brent. Le quotazioni del greggio in tempo reale, però, non sono negative (WTI a 65,8 dollari al barile e Brent a 75,9 dollari al barile) e questo lascia intendere che ci sia stato un fattore contrante che ha vanificato la presa di posizione degli Stati Uniti nel confronti di Riad e del cartello OPEC. Questo fattore contrastante che ha spinto su un aumento delle quotazioni del greggio anzicchè su un calo, come logica avrebbe voluto, è stato rappresentato dalla storica mossa del Venezuela. Caracas, alle prese con una crisi economica che sta letteralmente distruggendo il Paese, avrebbe deciso di bloccare almeno una parte delle sue esportazioni quindi meno offerta di greggio. La decisione “suicida” del Venezuela sarebbe stata motivata dalla compagnia statale PDVSA da “cause di forza maggiore”. In realtà tutti gli esperti sono perfettamente consapevoli che la PDVSA, finita spesso sull’orlo della bancarotta, non ha più neppure mezzi idonei per estrerre il petrolio a causa appunto della gravissima crisi che sta colpendo il Venezuela. Destino atroce per il paese sudmericano che è pieno zeppo di riserve di petrolio ma non ha soldi sufficienti per poter gestire questa enorme ricchezza.
Prezzo petrolio previsioni 2018: gli appuntamenti decisivi
L’andamento del prezzo del petrolio da oggi alla fine di giugno sarà condizionato da quelli che saranno i segnali che via via arriveranno dai paesi produttori. Dal 22 al 23 giugno si terrà l’attesissima riunione dell’OPEC e, in quella circostanza, i paesi produttori decideranno se tornare a produrre più rispetto a quanto sancito nel precedente accordo. Come ricorderai proprio la decisione di tagliare la produzione aveva permesso al prezzo del greggio di allontanarsi dai livelli minimi raggiunti nel mese di aprile dello scorso anno.
Fare previsioni in considerazione di quelle che potrebbero essere le mosse dell’OPEC nel vertice di fine giugno è semplice. Se l’OPEC dovesse decidere un aumento della produzione, scenario preferito dagli Stati Uniti, allora la quotazione petrolio subirebbe un calo. Questo scenario è caldeggiato da Reuters secondo la quale i produttori procederanno con un incremento di 1 milione di barili al giorno. Se il segnale prevalente è questo allora la strategia trading sulla quotazione petrolio non può che essere di tipo short.
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