Un prezzo del petrolio sui livelli attuali significa grandi guadagni per qualcuno e grandi perdite per qualcun altro. Per dirla in modo più semplice il rally della quotazione del petrolio è una notizia positiva per alcuni e negativa per altri. Con il ritorno del prezzo del greggio a livelli che non venivano raggiunti dal 2014, per alcuni sono iniziati gli affari d’oro mentre per altri sono iniziati i problemi. 

Il rally del prezzo del petrolio è stato accompagnato da una progressiva accelerazione delle quotazioni di tutte le azioni che sono legate, in qualche modo all’andamento del greggio. Su Borsa Italiana a conoscere un momento di splendore sono state le azioni Eni ma anche le Saipem e le Tenaris. Saipem, in particolare, grazie al rialzo del prezzo del greggio, è riuscita a riagganciare livelli che mancavano da molto tempo a causa di forti problemi interni. Ovviamente il discorso fatto per le azioni italiane vale anche per l’azionaria europeo e per quello americano. Ovunque in queste ultimi giorni ha prevalso il seguente rapporto di causa-effetto: l’aumento del prezzo del petrolio ha determinato un incremento degli utili e quindi dell’andamento in borsa delle compagnie petrolifere. Dal punto di vista dell’analisi tecnica i titoli del settore oil conoscono ora un momento di recupero dopo il buoi dello scorso anno da impurare a un prezzo del petrolio crollato a 26 dollari al barile a febbraio 2017

Tra chi trae vantaggio dal positivo andamento del prezzo del petrolio non ci sono però solo azioni ma anche Stati. Grazie al rally del prezzo del greggio l’Arabia Saudita, tra i più importanti produttori mondiali di oro nero, ha visto dimezzare il proprio deficit di bilancio dal 12,8% del 2018 all’attuale 7% che è atteso per quest’anno. Il rally delle quotazioni del greggio è stato un asso nella manica anche per per la Banca Centrale Europea (e qui si entra nell’ambito del meno prevedibile). Il presidente Usa Donald Trump, grande artefice dell’aumento del prezzo del greggio non fosse altro per la sua decisione di ricreare tensione con l’Iran, ha fatto un favore inconsapevole al governatore della BCE Mario Draghi. L’incremento dei prezzi dell’energia, infatti, ha un impatto diretto sui prezzi al consumo. Un aumento della quotazione petrolio che sia in grado di durare nel tempo, quindi non un evento estemporaneo, potrebbe portare l’inflazione dell’Eurozona vicino al target del 2% fissato dalla BCE. 

Ovviamente non tutti sono felici per l’aumento del prezzo del petrolio. Il caro greggio è un problema per chi fa rifornimento alla pompa di benzina (soprattutto in Italia). Ma non è su questo aspetto che voglio insistere. L’incremento delle quotazioni del petrolio significa dolori per le azioni delle compagnie aeree. Su Borsa Italiana non sono quotate compagnie aeree e quindi se sei un investitore che guarda solo all’azionariato italiano magari non te ne sarai accorto. C’è però un titolo, oggetto di quotazione a Wall Street, che nel primo trimestre dell’anno ha rimediato un calo del 15% delle sue quotazioni. Sto parlando di American Airlines, società che, a causa dell’impennata del prezzo del petrolio, ha dovuto già tagliare le stime sugli utili 2018. Il fatto è che per le compagnie aeree il carburante rappresenta ben un terzo dei costi da sostenere e in tempi di caro petrolio tutto questo rappresenta ovviamente un problema.

Due idee di trading con il caro petrolio: long sulle azioni delle compagnie petrolifere e shot su quelle delle compagnie aeree. 

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